LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA LA TROVATE QUI
Alcuni dei luoghi dove hanno girato la serie tv sono diventati attrazioni turistiche. Le piace come dipingono il suo mondo? È mai stato su uno dei set?
Sì, ho visitato i set in molte occasioni, soprattutto nei primi anni. Quando la produzione era appena partita ho visitato i set in Scozia e a Belfast. Sono le nostre location principali, dove registriamo anche i suoni. Ho visitato il set a Malta, e c’è un pilot non rilasciato con altri attori, girato in gran parte in Marocco, dove ero presente anche io. Ho fatto un cameo nei panni di uno degli invitati al matrimonio di Dany. Sfortunatamente mi hanno tagliato quando abbiamo rigirato i pilot, e la mia formidabile performance nei panni di un nobile di Pentos con un enorme cappello è stata eliminata.
Ho visitato Dubrovnik in passato, ma non durante le riprese. In futuro chissà, potrei visitare i set in Croazia, Spagna o Islanda. Probabilmente abbiamo girato in più Paesi di qualunque altro show televisivo nella storia. Bisognerebbe essere dei veri giramondo per tenere il passo. Comunque visitare i set per me è un passatempo: non c’è niente che possa fare lì a parte divertirmi un po’. La mia vera occupazione resta quella di scrivere i libri, per questo negli ultimi anni ho preferito rimanere a casa a lavorare, piuttosto che volare per mezzo mondo dietro alla produzione.

Martin ha anche visitato il Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo
Nei libri ci sono molti riferimenti alla Guerra delle due Rose. Ci sono anche influenze russe? Ad esempio c’è chi dice che i Dothraki siano come l’Orda d’Oro.
I Dothraki sono certamente ispirati alle varie popolazioni delle steppe asiatiche, tra cui i Mongoli. Ma non solo, anche agli Unni e agli Alani. C’è una mostra al British Museum sugli Sciti, pubblicizzata come “Sciti: i veri Dothraki”. Quindi lì credono che anche gli Sciti li abbiano ispirati. Sono probabilmente un po’ di tutto, e anche un po’ le tribù indiane delle pianure come gli Shoshoni e i Sioux, con qualche elemento fantasy qui e lì. Prendo inspirazione dalla storia, è vero, ma di certo non mi limito a elencare elementi esistiti cambiandogli nome. Mi piace mischiare, mettere insieme elementi verosimili e fantastici. Credo così di creare storie più interessanti.
Per quanto riguarda altri elementi della storia russa, temo di no. Ho una vasta conoscenza della Guerra delle due Rose, della Guerra dei Cent’anni e delle Crociate, ma leggendo solo in inglese non ho trovato molte storie dettagliate della Russia medievale dalle quali prendere ispirazione. Se ne trovassi, sarei felice di farmi influenzare. La storia è piena di eventi incredibili, e mentre leggo le storie inglesi o francesi mia moglie dice che non faccio altro che guardare verso l’alto e dire “senti questo, non si può inventare una roba così!”.
Pensa sia possibile per un autore russo diventare popolare quanto lei senza scrivere in inglese?
Tutto è possibile. La fama che ho conquistato è dovuta a più motivazioni. Una è sicuramente il successo della serie. Il Trono di Spade è certamente lo show di maggior successo nella storia di HBO, nonostante abbiano avuto serie del calibro di Deadwood e de I Soprano. La serie è in onda in quasi ogni Paese del mondo, e ha aiutato molto la diffusione dei miei romanzi, ormai tradotti in 47 lingue diverse. Per essere tanto influente un autore, sia esso russo, francese, mongolo o vietnamita, deve prima raggiungere il riconoscimento globale.
Un’altra cosa che mi ha aiutato è stato l’inglese, una lingua parlata ovunque. In ogni Paese che visito incontro persone che hanno letto i miei libri e chiedo loro “Li hai letti in inglese?”.
Ero in Finlandia poco tempo fa, dove ho parecchi fan, e ho incontrato più persone che hanno letto i romanzi in lingua originale, che tradotti. Quindi aiuta il fatto di essere madrelingua inglese in un’epoca in cui questa lingua è così diffusa.
Penso però che stiamo vivendo in un mondo globalizzato che si espande sempre di più, perciò vorrei vederlo funzionare in entrambi i sensi. Come detto, i miei libri sono tradotti in 47 lingue diverse, e per autori come la Rowling o King anche di più, ma mi piacerebbe vedere più romanzi stranieri tradotti in inglese. Più contaminazione. La letteratura e la civilizzazione non potrebbero che giovarne.
Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco hanno più di vent’anni e in giro ci sono molte teorie dei fan sulla saga. Queste la aiutano o la influenzano nella scrittura?
Le teorie dei fan non influenzano i libri. Non ci guadagno nulla a leggerle. Anche se incontro molti appassionati agli incontri e agli altri eventi pubblici, non voglio ascoltare le loro teorie: lascio che si divertano ad inventarsele, ma ne resto fuori.
Come funziona il processo di creazione dei suoi personaggi? Le persone che conosce le sono di ispirazione?
Studiando la storia, vengo principalmente ispirato dalle persone di cui leggo nei libri. Ad esempio, La Guerra delle due Rose resta una delle mie principali ispirazioni, così come molti aspetti della cultura medievale francese e inglese. Ma anche le persone che ho incontrato nella mia vita mi forniscono materiale interessante per ciò che scrivo. Questo discorso forse non vale molto per Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, però vale certamente per i miei primi lavori, che sono veramente tanti. A volte la gente dimentica che ero uno scrittore professionista già vent’anni prima di iniziare con Le Cronache, nel 1991. La persona che abita ogni personaggio e gli dà vita sono io. Devi guardarti dentro per creare un personaggio sia che ti somigli o che sia molto distante da te.
C’è un personaggio della mia serie Wild Cards che bene o male è basato su di me. Ha la mia storia e il mio aspetto, oltre al fatto di essere un supereroe dotato di telecinesi. I personaggi de Le Cronache hanno invece poco a che fare con me, ma sono tutti molto umani, ed è questo quello che si deve fare per creare un buon personaggio, trovare l’umano che c’è in noi. Lo siamo tutti, americani o russi, maschi o femmine, giovani o vecchi, forti o malati.
Ci sono molte differenze tra noi, ma le somiglianze sono più importanti. Tutti vogliamo amore, gloria e raggiungere un certo numero di obiettivi. Non sono mai stato un nano, una ragazzina di otto anni o una principessa in esilio, quindi non posso avere esperienza in questo campo. Ma posso leggere. Si può leggere un libro sui reali esiliati, sulle loro storie, e su cosa abbia significato per loro perdere il trono. Altre volte devi guardarti dentro e domandarti, usando tutta l’empatia che hai, cosa avresti fatto nei loro panni.
Mi domandano spesso dei miei personaggi femminili. Come dico sempre, considero le donne semplicemente “persone”, e nonostante le differenze con gli uomini, ci sono anche molte somiglianze importanti. Siamo tutti accomunati e mossi dalla nostra umanità.
Su cosa si basa la giurisprudenza nel Westeros?
Beh, se esiste, credo si basi sulle leggi inglesi vigenti durante il Medioevo. Non ho passato molto tempo ad approfondire questo argomento perché i miei libri trattano di potenti re che cavalcavano draghi intenti a coniare ognuno una propria legge. Ma me ne occupo meglio nel testo storico Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco. Sto anche realizzando Fire and Blood, una storia di tutti i re Targaryen. Includerà le guerre, gli assassinii e i tradimenti.
Ha mai pensato di voler cambiare radicalmente il fato di un personaggio già pubblicato?
No, sono molto soddisfatto del destino dei miei personaggi, parlando dei libri. Una delle cose curiose della serie tv è che, ovviamente, quando visitavo il set e avevo l’occasione di incontrare gli attori che interpretavano quei personaggi, percepivo un certo senso di colpa.
Sapevo già con mesi di anticipo quando sarebbero stati licenziati. Gli dicevo “Mi fa piacere averti conosciuto!” e pensavo “Oh, ti ho ucciso in modo orribile fra un anno”. A volte vorrei non aver fatto perdere il lavoro a degli amici, ma fortunatamente i libri sono stati scritti molto prima dello show, e ciò mi fa sentire meno responsabile.
Che ne pensa della Russia? Se potesse essere collocata nel Westeros, dove si troverebbe? Perché non parla di Putin come fa con Trump? Vogliamo sapere quale casata rappreseterebbe Putin nel Westeros!
Westeros è già ben congegnata. Conosco bene dove sono i Sette Regni, quindi non credo ci sia spazio per infilarci un altro posto, a questo punto. Sono in Russia da solo due giorni ed è la prima volta che vengo qui. Ho visto principalmente il mio hotel, molto grazioso, e un castello medioevale dove siamo stati ieri.
Per quanto riguarda la politica, commento quella americana perché la seguo da vicino e con passione. Non penso di avere abbastanza conoscenze per dire a un gruppo di russi cosa penso della loro politica. Credo dobbiate un po’ dedurlo da voi.
Una domanda su Fire and Blood. Non teme che voler descrivere migliaia di anni di storia di Westeros e dei Targaryen possa rivelarsi un compito impossibile?
Avrei avuto paura a prenderla di petto, ma credo di essere riuscito ad aggirare il problema. Vi spiego: il libro Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco è stato concepito originariamente come un artbook, con un’illustrazione a ogni pagina dei più grandi artisti del mondo. Oltre a ciò, ci sarebbero state circa 50.000 parole di materiale già apparso nei romanzi. Ho lavorato con due super appassionati, Elio Garcia e Linda Antonsson, che avrebbero riletto tutti i capitoli della saga per trovare i frammenti di storia posti qua e là, organizzandoli e passandoli poi a me per gli ultimi aggiustamenti. In aggiunta io avrei scritto nuovi brani inediti sulla storia di Westeros, di cui avevo appunti ma che non erano mai stati pubblicati. Questa era l’idea.
Tanto per cominciare, Elio e Linda hanno fatto la loro parte consegnandomi un testo di 70.000 parole – 20.000 in più di quelle previste – ed eravamo appena all’inizio. Io ho proseguito il lavoro aggiungendo altre 20.000 parole come pianificato. Poi ho cominciato a scrivere i pezzi inediti accorgendomi, dopo qualche tempo, di avere tra le mani più di 350.000 parole di materiale.
Così abbiamo deciso di estromettere le aggiunte per farci un altro volume che avrebbe composto la storia completa dei re Targaryen: regno dopo regno, tutti gli accadimenti da Aegon I alla rivolta di Robert. A quel punto, nelle 350.000 parole si arrivava fino ad Aegon III, circa metà del necessario. Questa è stata la base di Fire and Blood, che sarà quindi composto da due volumi. Sto finendo in questo periodo l’ultima sezione, e spero di riuscire a farla pubblicare entro la fine del prossimo anno.
È indubbiamente un volume strano: non si tratta di un romanzo, o di narrativa in senso tradizionale. È un libro di storia su un popolo immaginario che non è mai esistito, eppure i miei fan ne sembrano affascinati. Sono costantemente colpito dal fatto che ci siano persone che sembrino conoscere meglio la mia storia fittizia che non quella del mondo reale.
Leggerò un capitolo di questo libro durante un incontro. Si chiamerà “The Sons of Dragon” e verterà sui due figli di Aegon il Conquistatore. Gli interessati potranno poi leggerlo ad ottobre, quando sarà inserito in un’antologia chiamata The Book of Swords (altre informazioni in merito le trovate qui, ndr).
Che ne pensa delle parodie che la riguardano, tipo quella di South Park?
Beh, è una cosa assai strana! Come scrittore dovresti sperare di comporre un’opera che diventi abbastanza famosa da generare parodie. Ci sono stati sketch al Saturday Night Live, e South Park ha usato Game of Thrones come materiale per alcuni episodi. Ne sono onorato. Ma mai nei miei sogni più sfrenati avrei pensato che avrebbero parodiato me come scrittore e non i miei personaggi!
È stato piuttosto surreale vedere dei cartoni animati su di me, ma fa parte del lavoro.
–Simone Formicola–
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