
Juliette e Nick, la fidanzata del protagonista e… il protagonista, discendente dai Grimm.
Oggi, cari amici, ad occuparmi di serie tv ci penso io: riuscirò ad eguagliare la cattiveria della nostra Lucrezia? Con la premessa di dover parlare di Grimm, probabilmente sì.
Cominciamo con il capire di cosa si tratta. Era il lontano 2011 quando nel palinsesto televisivo americano (nel bel mezzo di un anno di schifezzerie seriali) approdò il pilot di Grimm. Se non ricordo male, fu appena successivo a quello di Once Upon a Time, che tanto fece discutere gli appassionati di serie tv grazie ad una trama apparentemente molto ben incastrata – e confermo, lo è davvero –, recitazione e personaggi favolosi (eh-he), ed effetti speciali arrancanti (ma in tv non è così raro, è una questione di budget ridotto)… che, in qualche modo, in OUAT hanno il loro perché, ricordando quelle illustrazioni nei libri di favole che tanto ci piacevano quando eravamo piccoli.
Quindi era il 2011 quando NBC, sfidando ABC e OUAT, rilasciò un terribile pilot: quello di Grimm. Sì, fu tremendo. Personaggi scontati fra cui troviamo il protagonista, ovvero il poliziotto-serio-e-bianco, accompagnato dal poliziotto-simpatico-e-nero, aiutati dal lupo cattivo vegetariano (…strappatemi gli occhi). Il tutto condito dal primo caso della settimana, che era incentrato su… Cappuccetto Rosso? Bravi sceneggiatori, siete riusciti ad iniziare con una banalità imbarazzante. Commento fatto dalla maggior parte degli appassionati di serie tv, e sapete perché? Perché abbiamo già visto tutto, e nonostante siano state prodotte quattro stagioni di Grimm (segno che gli ascolti tengono e sono proficui), non c’è niente di non scontato, né di nuovo, né di rivoluzionario o semplicemente trattato da un’angolazione o in una maniera differenti da tutto il resto del panorama seriale fantasy.

Il cast al gran completo.
I Grimm sono una stirpe di cacciatori di creature soprannaturali. Dove li abbiamo già sentiti? In Supernatural, dove i Winchester sono una discendenza di cacciatori di demoni. Una volta che un Grimm muore, i pieni poteri della famiglia passano al suo successore: in Buffy succede la stessa cosa, da una cacciatrice all’altra. Miscuglio di fiabe: OUAT ha fatto molto di meglio, non solo narrando di un tempo presente, ma anche raccontando tutti i passati e gli intrecci di quasi ogni personaggio presentato. Direttamente da OUAT, è stato mutuato anche l’obiettivo degli antagonisti delle fiabe: prendere il controllo di questo mondo.
Che altro? I Grimm hanno in dotazione un arsenale di armi bianche: nel XXI secolo magari era meglio una pistola? Capisco però che le armi medievali facciano più scena, e che si possano giustificare come pregne di magia. I Grimm hanno un archivio di diari: agli sceneggiatori di questa serie deve piacere davvero tanto Buffy. Le trame di corte dei cattivi delle favole sembrano a metà fra le azioni di Regina e Tremotino di OUAT e I Diari dei Vampiri.
Questo non per bocciare tutti i cliché e tutti i rientri di dettagli già visti in altre serie: se pretendessimo originalità assoluta, dovremmo smetterla di leggere, giocare e guardare qualsiasi prodotto. Nel 2015 non è più possibile essere del tutto originali, ma attingere in questo modo a topos di altre serie tv dello stesso genere mi sembra un po’ troppo. Ho criticato il pilot di Grimm e, di conseguenza, ho continuato a criticarlo. Con me, buona parte della comunità di appassionati seriali. Eppure gli ascolti sono rimasti ad un buon livello, tanto da arrivare appunto alla quarta stagione e confermare la quinta. Perché? Perché in qualche modo riesce a essere divertente, con il giusto grado di atmosfera cupa, magie, e con delle storyline personali più interessanti della trama generale o del caso della settimana.
Caso della settimana che, per fortuna, ci siamo scollati di dosso circa alla fine della prima stagione. Non che dalla seconda in poi sia del tutto sparito ma, come in Person of Interest, viene usato come riempitivo (le puntate devono durare per un modulo standard di minuti) e leggermente accantonato per dare più spazio ai personaggi e alla loro caratterizzazione – e questa è una nota positiva, per quanto la storia e gli stessi protagonisti possano piacere o non piacere.

Monroe, il lupo mannaro… vegetariano?! Di mostri vegetariani ne avevamo a sufficienza dopo Twilight.
Sono giunta alla conclusione che la serie attiri così tanto e abbia molti ascolti e fan grazie ai cliffangher. Dominion ci ha dimostrato come un cliffangher ben gestito attiri il pubblico e induca a guardare la puntata successiva, quella dopo ancora, e la successiva, fino alla fine, e come il colpo di scena sia molto più utile delle scene di sesso (i detti popolari insegnano bene qual è il modo migliore per tirare avanti le cose, no di certo un carro di buoi). Gli sceneggiatori di Grimm, esattamente come quelli di Dominion, hanno spolverato di cliffangher tutte le stagioni: quasi in ogni puntata è stato aperto qualcosa risolto solo episodi dopo, perché il colpo di scena va inserito alla fine dell’episodio… non all’inizio. Lo so, sembra banale, ma a vedere Dominion e Grimm mi sono resa conto che non tutti gli sceneggiatori inseriscono un vero colpo di scena a fine puntata. Loro invece lo fanno, e lo fanno benissimo, lasciando lo spettatore con la voglia morbosa di sfondare lo schermo per vedere cosa ci sarà nella puntata successiva. Mi dispiace dirlo, però: Grimm (e in una certa misura anche Dominion) hanno valore solo grazie a questo “escamotage”.
Come detto all’inizio dell’articolo, il competitor principale di Grimm è OUAT. Strano a dirsi, ma non si contendono lo stesso pubblico. Stesso genere (urban fantasy), stesso tema (fiabe e dintorni), ma no, non hanno lo stesso pubblico. Questo perché Grimm ha un format procedurale, che pure se ti perdi una puntata, pace. OUAT, al contrario, è composto da episodi che sono tutti parte di una storia unica, dalla prima puntata della prima stagione alla futura ultima puntata della stagione conclusiva. Non ne vedi una? Ti perdi pezzi, è quasi matematico… e potresti rischiare di non sapere che Tremotino ha fatto… boh, qualcosa (è sempre e solo colpa sua). Tuttavia, mentre il pubblico di OUAT è in calo, quello di Grimm è stabile, a riprova che il format procedurale resta quello vincente – cosa che mi fa arrabbiare moltissimo, perché a me non piace.
Forse il vero antagonista di Grimm è Supernatural e, in qualche modo, lo vedo più affine a questo che a OUAT. Infatti molti fan di Supernatural riescono a seguire abbastanza facilmente Grimm, accomunandolo al loro beniamino grazie alle battute, alla proceduralità, all’avere a che fare con due protagonisti che ruotano intorno al mondo della “polizia”, e al fatto che in entrambi i casi i protagonisti sono umani immersi in un mondo che ha più magia di loro, ma che comunque devono riuscire contrastare.
Insomma, Grimm è consigliabile o no? Sì, alla fine (nonostante quello che ne posso dire) è sicuramente godibile, costruito per spegnere il cervello e far passare 40 minuti di piacevole visione avventurosa condita di mostri.
Però ne stiano alla larga quanti, come me, detestano gli sceneggiatori che prendono per scemi gli spettatori, spiegando ogni cosa per filo e per segno nei primi cinque minuti oppure inserendo i cliffangheroni che non ti aspetti, quelli che non si ha modo di intuire neanche pagando un occhio alle Parche.
– Elena Torretta –