Vi ricordate di quando a febbraio abbiamo parlato de Il Libro della Polvere, la nuova trilogia di Philip Pullman? Ma sì, quella ambientata nello stesso mondo di Queste Oscure Materie (La Bussola d’Oro, La Lama Sottile, Il Cannocchiale d’Ambra), la famosa, ma per alcuni famigerata, saga fantasy (su cui abbiamo anche riflettuto qui) capace di applicare una penetrante critica sociale e religiosa all’infinita immaginazione con cui l’autore ha delineato il suo multiverso.
Ebbene, una recente intervista rilasciata da Pullman ad Entertainment Weekly ha svelato grandi novità in merito: innanzitutto, conosciamo finalmente il titolo del primo volume, La Belle Sauvage.
Ambientato dieci anni prima de La Bussola d’Oro, la trama di questo libro ruoterà attorno alle avventure del giovanissimo Malcolm Polstead e del suo daimon, Astra, i quali scopriranno che al convento di Godstow è giunta una bambina di appena sei mesi, dal nome di Lyra Belacqua. Nonostante Malcolm sia un ragazzino come tanti altri e conduca una vita normale (con tanto di genitori vivi e vegeti) a Oxford, dove naviga il Tamigi con la sua canoa (La Belle Sauvage, appunto), avvenimenti e pericoli più grandi di lui lo porteranno ad affrontare un mondo completamente estraneo. Se poi questa sia una metafora letteraria o se si stia davvero parlando di viaggi nel multiverso di Pullman, è ovviamente tutto da vedere.
In secondo luogo, abbiamo conferma del fatto che l’autore continuerà a trarre ispirazione da questo mondo per trattare problemi contemporanei, oltre che tematiche molto serie. In particolare, La Belle Sauvage si concentrerà sulla lotta tra un’organizzazione tirannica, votata alla soppressione della ricerca, e coloro che credono nella libertà di pensiero e di parola.
Nell’intervista, Pullman riflette su come il mondo, nei vent’anni passati dalla pubblicazione de La Bussola d’Oro, non sia diventato un luogo né più gentile, né più tollerante in cui vivere, e dunque vuole tornare a difendere e celebrare l’immensa varietà dell’immaginazione, in opposizione alla chiusura e ai paraocchi che caratterizzano ogni fondamentalismo. In tal senso, l’autore ammette di ispirarsi al pensiero del poeta e pittore inglese William Blake, fermo oppositore della cosiddetta visione unica del mondo e paladino delle libertà individuali.
Ecco perché, nonostante vengano introdotti personaggi e punti di vista nuovi, questa, in fondo, è ancora la storia di Lyra, la protagonista di Queste Oscure Materie: perché la ricerca della libertà non finisce mai, ma al massimo continua a svilupparsi e a crescere, allo stesso modo in cui le implicazioni della Polvere e dei daimon non hanno mai smesso di ronzare nella mente di Pullman, che, alla fine, ha sentito la necessità di continuare la sua storia.
Tuttavia, l’autore specifica come questa nuova trilogia, anche a causa della sua particolare posizione nella linea temporale di Queste Oscure Materie (La Belle Sauvage precede la storia di Lyra di dieci anni, mentre i prossimi due libri saranno ambientati dieci anni dopo la fine de Il Cannocchiale d’Ambra), non si possa definire né un prequel, né un sequel. Infatti, si parlerà di avvenimenti legati a Lyra, ma si tratterà comunque di fatti a loro modo indipendenti dalla trilogia originale: è per questo che Pullman preferisce usare il termine ‘equel’, sottolineando il parallelismo e la sostanziale indipendenza fra le due trame. In ogni caso è più che possibile che rivedremo molti dei personaggi iconici della precedente trilogia, dalla protagonista a Lord Asriel e alla sua daimon, Stelmaria.
Come se non bastasse, in concomitanza con l’intervista di Pullman, sono state rilasciate anche due copertine (una per gli USA e l’altra per il Regno Unito – le vedete qua sopra) de La Belle Sauvage, disegnate Chris Wormell. In entrambe è chiaramente visibile la canoa che dà il nome al libro, ma nella versione inglese sono anche visibili due daimon: possibile che si tratti di Astra (in alto) e di Pantalaimon (in basso), il compagno di Lyra che tanto spesso assume la forma di un furetto?
Insomma, pare che anche questa volta Pullman non abbia avuto peli sulla lingua, né paura di puntare in alto e di mettere molta carne al fuoco. Personalmente, spero che il risultato non abbia un sapore troppo ripetitivo, ma vorrei sapere anche le opinioni di voi lettori: avreste preferito un lavoro originale, o non vedete l’ora di tornare nel mondo di Lyra?
–Gloria Comandini–
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