Quest’anno siamo stati più buoni o, se preferite, più fortunati con la calza della Befana: al suo interno, infatti, al posto del solito carbone o dei classici dolcetti, abbiamo trovato un manga, Monster Hunter Orage, e oggi, dopo un’attenta lettura, vi possiamo dare la nostra opinione in merito.
Il nome dovrebbe già dirvi molto, se non tutto. Si tratta di un shonen giapponese ambientato nel celebre universo di Monster Hunter, il videogame action RPG di Capcom. I più attenti e appassionati di voi si ricorderanno anche che, in realtà, questa miniserie sbarcò nelle fumetterie nostrane già nel 2008, suddivisa in quattro tankōbon. Adesso, però, è disponibile in una nuova versione edita da Star Comics, maggiormente pratica e compatta, composta da soli due volumi, entrambi contenenti sette capitoli. La firma è di quelle importanti: stiamo parlando di Hiro Mashima (da sempre grandissimo fan di Monster Hunter), catapultato nell’olimpo dei mangaka con Rave – The Groove Adventure, e confermatosi grazie a Fairy Tail.
Prima di dare un giudizio sui vari aspetti di questo primo volume, è d’obbligo una piccola introduzione riguardante l’ambientazione generale di Monster Hunter, oltre a una sinossi più mirata su Orage. Il videogame, famoso in tutto il mondo (specialmente in Giappone, un po’ meno in Occidente), è interamente incentrato sulla caccia ai mostri. Ogni giocatore deve partire da zero, nei panni di un novellino, acquisendo via via sempre più fama e prestigio tramite il completamento di missioni che prevedono l’uccisione di determinate bestie. Esistono persino delle gilde, nelle quali i cacciatori si raggruppano con lo scopo di collaborare all’uccisione di particolari mostri.
Ora, partendo da tutto questo, montateci sopra una classica storia da manga d’avventura, perché è ciò che ha fatto Mashima: il protagonista si chiama Shiki, un giovane cacciatore di mostri che vuole unirsi alla gilda di Akamaaya, la città dove il suo defunto maestro ha vissuto. Lì incontra Irie, che dopo varie vicissitudini si scoprirà essere proprio la figlia del maestro Grelly, la quale accetterà di diventare sua compagna di viaggio e di mettersi alla ricerca del leggendario drago Miogaruna, vero obiettivo del protagonista.
Sul disegno non si discute. Basta intendersene un minimo di manga per capire che Hiro Mashima è una certezza: stile curato nei dettagli, ricercatezza di particolari anche negli sfondi e combattimenti espressi in maniera efficace. Sicuramente le note dolenti non arrivano dal disegno, nonostante si possa far notare, andando a trovare il pelo nell’uovo, come i personaggi siano estremamente simili a quelli di Fairy Tail.
Per le critiche bisogna spostarsi su ambientazione e personaggi. Sia chiaro, l’originalità dell’universo di Monster Hunter è un dato di fatto, e in questo senso l’autore non si è nemmeno dovuto sforzare troppo, avendo già un punto di partenza per sviluppare la storia. Ciò che, semmai, fa storcere il naso è come un’ambientazione così originale vada a cozzare con una caratterizzazione dei personaggi un po’ banale.
Il protagonista è il classico “eroe” di questo genere di storie: è forte nonostante sembri l’esatto contrario, mangia tanto, dice cazzate e così via. La sua spalla è la solita ragazza che balza subito all’occhio per le sue forme generose, piuttosto che per il ruolo che svolge nella trama. L’antagonista è il fortissimo belloccio che non è in grado di dire una frase senza sbagliare una parola (anche questo già visto più volte). Insomma, i personaggi sono pochi e quasi tutti stereotipati. Non vorrei infierire dicendo che le armature dovrebbero essere un elemento centrale di Monster Hunter, nonostante Mashima se ne sia dimenticato quando si è ritrovato a preferire seni di dimensioni superiori alla norma.
In generale il fumetto parte bene, nonostante sia tutt’altro che innovativo. Lo scopo è quello di trasformare in storia ciò che prima era solo un’ambientazione videoludica, e per un po’ il risultato è buono. Quando, però, dopo la prima fase di assestamento (in cui si prende dimestichezza con nomi, luoghi, personaggi), ci si aspetta che la trama spicchi il volo, ecco che invece rimane piatta, lasciando l’amaro in bocca per il potenziale sprecato. La sensazione finale è che non ci sia una vera storia da raccontare, in quanto semplice e poco curata, ma piuttosto che si sia fatto un tentativo per “vendere” di più il prodotto (generale) Monster Hunter, sfruttando la passione di uno dei mangaka più famosi del momento.
Il primo volume, in ogni caso, è già in fumetteria da qualche giorno, mentre il secondo sarà distribuito a partire dal 1° febbraio.
–Andrea Camelin–
Monster Hunter Orage New Edition #1 – Recensione
Andrea Camelin
- Disegno ben curato;
- Ambientazione originale;
- Trama un po' troppo piatta;
- I personaggi sono banali;