A differenza vostra che con un treno avete risolto tutto, per noi, tornare dal mondo reale su Isola Illyon richiede un attimo di tempo in più, i draghi poi non vi dico, erano parcheggiati fuori mano, e uno me l’hanno pure graffiato uscendo in retro. Comunque, salve isolani! Siamo tornati a casa dopo la fantastica esperienza del Play di Modena, che ci ha visto media partner, moderatori di conferenze, giocatori, intervistatori, e mangiatori di tigelle a tradimento. Consigliatissima quella “Lardo e Grana”, tra l’altro.
Prima di raccontarvi di noi, voglio darvi un po’ di dati. In questa ottava edizione c’è stato un botto di gente, superando quota 33mila visitatori, più del 10% rispetto al 2015. E un importante successo ha costituito anche l’iniziativa “Play and The City“: la serie di eventi dedicati alla cultura del gioco che hanno avuto luogo in varie zone della città di Modena come il Murder Party all’interno del Museo del Duomo, il “De Gloria Mutinae” negli spazi del Lapidario Romano dei Musei Civici e del Museo Lapidario Estense, e l’EDU Larp internazionale “A Thousand Stars e No Home” nei nuovi spazi del MaTa per l’Arte Contemporanea.
Al Play c’era gente di ogni dove, ed in prevendita sono stati venduti biglietti per visitatori provenienti da Valle D’Aosta e Sardegna. Tanti gamers da ogni parte d’Italia hanno sentito un richiamo naturale per dadi, pedine e manuali freschi di stampa e si sono fiondati in questa fiera che è stata un’esperienza di vita, e di condivisione per passioni uniche.
E poi c’è lui. Liga. Andrea Ligabue, direttore artistico dell’evento che ha dicharato: “Il gioco è importantissimo perché permette di creare aggregazione, passare del tempo in serenità e con dei ritmi che non sono quelli frenetici della società di oggi. […] Il Play è l’evento che abbiamo sempre sognato, in grado di attirare gli appassionati e al tempo stesso avvicinare nuovi giocatori”. Una ciliegina su una torta, un grande appassionato di gioco che ha saputo esprimere questa passione attraverso l’evento cui abbiamo preso parte e che tutto lo staff del Play insieme a lui, è riuscito ad organizzare.
Noi di Isola Illyon siamo stati media partner dell’evento, insieme a Gioconomicon e Lega Nerd, e abbiamo partecipato a molte attività scattando foto, conoscendo giocatori, intervistando persone e strappando prezzi vantaggiosi a venditori, in cambio dei nostri autografi. Tra le varie attività abbiamo tenuto una serie di demo nell’area GdR – Rpg Village con i creatori dei giochi di ruolo Nameless Land, Brass Age e Project Hope, Le Cronache di Populon e Darkmoor Rpg. Giocatori e passanti, ottenendo il fantastico beneficio di avere una nostra mirabolante spilletta, si sono fermati a giocare e conoscere questi giochi, tutti autoprodotti.
Proprio in merito all’autoproduzione, abbiamo poi moderato una conferenza intitolata “GdR Autoprodotti – Sacrifici, dolori e soddisfazioni” alla quale hanno partecipato, oltre agli autori dei GdR di cui sopra, i ragazzi di Urban Heroes e De Rerum Natura, e nella quale si è analizzato il mercato dei GdR in Italia, si sono dette blasfemie su Dungeons & Dragons, e si è parlato delle difficoltà, grandi e piccole, di creare il proprio gioco di ruolo in Italia.
Nella giornata di domenica 3 abbiamo moderato un nuovo incontro, dedicato allo Storytelling nei giochi di ruolo e da tavolo intitolato “Il potere dello storytelling. Scrivere una storia, giocando” con la partecipazione delle realtà editoriali Dv Giochi, Fever Games, Acchiappasogni e Limana Umanìta. I giochi da tavolo si stanno aprendo ad una narrazione sempre più ruolistica e i GdR stanno strizzando l’occhio ai board games? Era tempo di fare un chiarimento e tra domande del pubblico e attacchi, di nuovo, a Dungeons & Dragons, ci siamo divertiti a parlare di gioco e narrativa.
Oltre a queste attività abbiamo riflettuto con editori e giocatori sullo stato del gioco attuale, sulle esigenze, sui problemi, capendo quanto questo mondo sia grande, pieno di voci, personaggi e sopratutto di utenti che, come noi e come voi, suggeriscono ai giochi di evolversi, creandoli e sviluppando nuove logiche e strutture d’intrattenimento. Cosa ho appena detto? Mmm, avete presente quando guardate un cartone animato sui Pony, decidete di farne un gioco da tavolo, chiedete ad un vostro amico se è meglio metterci i dadi o farlo super german, poi stampate due A4 e fate un playtest? Ecco, quello, dicevo. Giocatori che creano, autori che ascoltano, idee che si incontrano. Nei prossimi giorni entreremo nel dettaglio sui titoli che ci hanno maggiormente colpito così da annunciarli, analizzarli, e poi capire insieme se faranno breccia nel mercato italiano, come, quando e perché. Una speciale menzione va a Pendragon Game Studio che ci ha permesso di partecipare alla demo di un nuovo board game, Capitan SONAR, in uscita a giugno 2016, di cui vi parleremo nel dettaglio con un approfondimento dedicato.
Tirando quindi le somme mi sento di dire che, come è stato anche per la scorsa edizione, il Play si è rivelata un’esperienza unica, dove tra il casino c’è chi si sgola a spiegare un gioco, a raccontare di dragoni e cavalieri, a calcolare punti vita rimasti e sopratutto ad interagire e parlare con persone sconosciute, che con un lancio di dadi diventano compagni di avventura, avversari da superare, ma sopratutto grandi amici, di gioco e non solo.
Grazie per avermi ricordato, anche quest’anno, di cosa sei capace.
Grazie, Play.
– Luca Scelza –