Che il personaggio creato dalla penna di Arthur Conan Doyle fosse destinato all’eternità letteraria, era scommessa facile a vincersi: fin da quando l’autore venne costretto a viva forza ad ingegnarsi per trovare il modo di riportare in vita l’investigatore di Baker Street, dopo averlo “ucciso” durante il duello con il suo arcinemico, il Professor Moriarty, alle Cascate di Reichenbach, era apparso evidente che Sherlock Holmes fosse amato fino al punto di essere considerato non più un personaggio immaginario, ma un vero e proprio eroe che magari lavorava sul serio, sotto un nome differente. Si sprecano gli aneddoti circa le lettere inviate a Sir Doyle e che erano destinate invece all’investigatore, con tanto di preghiera “sentita” perché venissero consegnate proprio ad Holmes, perché si occupasse di questo o quel mistero. Sì, reali.
Questo fu uno dei tanti motivi che spinsero il nostro autore a tentare di sbarazzarsi della sua ingombrante creatura, dato che ad essa doveva sì le sue migliori fortune, ma anche un eclissamento del resto delle produzioni (il grande pubblico spesso ignora quanto Doyle fosse prolifico anche nel genere letterario del fantastico o nel sottogenere storico/avventuroso), ma senza successo, come ben sappiamo: il pubblico, si diceva, non gli perdonò questo “sgarbo”, ed ecco che di lì a qualche tempo la produzione di avventure di Sherlock Holmes riprese a pieno ritmo, con un Arthur Doyle evidentemente “rassegnato” ad assecondare i motivi del proprio successo.
Da allora, il personaggio è sopravvissuto al suo creatore, ed ha acquisito vita propria: ancora oggi ci sono romanzi gialli scaturiti dalla rispettosa penna di diversi autori che narrano le vicende del duo Holmes / Watson, e con il passare del tempo si è aggiunta alla componente letteraria, a cui già si era affiancata quella teatrale (la prima rappresentazione è del 1899, con la sceneggiatura dello stesso Doyle), anche quella cinematografica, con i più celebri attori che hanno incarnato l’investigatore, tra cui Basil Rathbone e l’immenso Jeremy Brett.
In tempi più moderni il personaggio è stato anche reinterpretato da un eclettico, sebbene troppo caricato e macchiettistico, Robert Downey Jr., precisamente nel 2009 e nel 2011, e questo ha dimostrato due cose: la prima è che Sherlock Holmes è un personaggio che vive “sul lungo periodo”, tanto che presentare lui, i comprimari, le numerose vicende e i casi in cui è coinvolto assieme al fido Watson, richiede del tempo, che mal si concilia con un lungometraggio autonomo; la seconda, come testimonia il successo della serie tv della Granada Television con Jeremy Brett come protagonista, è che le avventure di cui è protagonista si prestano benissimo per una serializzazione.
E VENNE SHERLOCK
Nel 2010, difatti, vede la luce Sherlock, una serie tv britannica con Martin Freeman (il Bilbo de Lo Hobbit) che interpreta John Watson e Benedict Cumberbatch (voce e “motion capture” di Smaug ne Lo Hobbit) che invece veste i panni di Sherlock Holmes: si tratta di una serie liberamente ispirata ai personaggi ideati da Arthur Conan Doyle, che li immerge nel contesto moderno, sdoganando il genere, rendendolo più fresco e meno “ossequioso” dell’opera originale. In tutto sono state prodotte tre stagioni di tre episodi ciascuno, a cui aggiungere un episodio inedito (ma ancora per poco) in Italia.
Uno dei problemi degli adattamenti precedenti, secondo gli autori, era l’approccio quasi reverenziale verso la materia (“un mostro sacro”), e questo rendeva la resa delle opere sullo schermo più lenta e le storie meno piacevoli per il pubblico a casa: con questo si poteva forse giustificare anche il successo del primo Sherlock Holmes interpretato dal già citato Robert Downey Jr. che, pur essendo parecchio irriverente e lontano dalla serietà del personaggio di Doyle, aveva catturato il favore del pubblico (e l’incasso di 524 milioni di dollari in tutto il mondo lo proverebbe).
Nella rilettura moderna, dunque, assistiamo ad un John Watson che è un reduce della guerra in Afganistan e ad uno Sherlock che è a suo agio con tutti gli strumenti atti a risolvere un caso, tra cui sms, sistemi GPS e quant’altro: del resto è in linea col personaggio originale, che faceva lo stesso, sia pure calato in una età, quella vittoriana, in cui di certo la componente tecnologica andava raramente oltre gli strumenti bellici come i sottomarini.
Il successo di questa serie è stato tale per cui si è scelto di presentare un episodio inedito sul grande schermo il prossimo 12 e 13 gennaio 2016…ma ambientato nel 1895, ossia nella “linea temporale” del vero personaggio di Doyle.
Ecco quindi che “Sherlock – L’abominevole sposa” si qualifica già a divenire un grande evento, perché è ben raro che l’episodio di una serie televisiva approdi sul grande schermo; un doppio grande evento, poi, se si pensa che esso offrirà l’occasione di vedere i personaggi interpretati da Freeman e Cumberbatch calati in un contesto così differente da quello a cui ci si è abituati, perché non in “continuity” con la storyline della serie tv. Circa la trama, vige un po’ di incertezza perché, secondo le prime indiscrezioni, essa doveva essere (liberamente) ispirata alla celebre “Avventura del Carbonchio Azzurro”; ma, stando anche al trailer, appare più plausibile la notizia secondo cui tutto ruoterà sul mistero del fantasma di una donna che si aggirerà con indosso il proprio abito da sposa per le strade di Londra, apparentemente alla ricerca di vendetta.
Un vero episodio speciale, quindi, che permetterà ai fan di resistere durante i lunghi tempi che intercorrono tra una stagione e l’altra. La quarta serie, infatti, dovrebbe vedere la luce tra un paio d’anni (data provvisoria: novembre 2017), come sempre con la formula collaudata dei tre episodi di novanta minuti l’uno, puntando su nuove storie con cui mettere i protagonisti – e quindi le doti recitative del duo – alla prova: toni cupi, stessa ironia, ma un che di dark che contraddistinguerà il tutto, dando un taglio molto peculiare alla nuova stagione. Nessuna possibilità, invece, sul fatto che le nuove serie vengano prodotta a distanza più breve l’una dall’altra, in quanto gli attori coinvolti non sarebbero disponibili in questo senso.
Quanti appassionati di Sherlock ci sono tra voi? Avete già prenotato i biglietti?
– Leo d’Amato-