L’Inquisizione ha aiutato a costruire l’Europa per come noi oggi la conosciamo. Con queste parole Valerio Evangelisti sintetizza il proprio pensiero su un’istituzione che è sinonimo di fanatismo e lotta senza mezzi termini ai più insidiosi dei nemici. Quella di inquisitore, tuttavia, è una delle professioni meno diffuse del multiverso del fantastico: tra esorcisti, raminghi e strighi, i seguaci di Tomàs de Torquemada fanno una misera figura, e il massimo cui possono aspirare solitamente è una parte secondaria da antagonisti, secondo una tendenza che solo recentemente sembra essersi invertita. Vediamo dunque quali sono le principali rappresentazioni degli stessi nel mondo del fantastico…
TRA STORIA E LEGGENDA
Nel mondo reale, l’Inquisizione più nota è quella Spagnola, e tuttavia l’immagine popolare che si ha di essa è più simile a quella Medievale. Nata per combattere le eresie nell’Italia settentrionale, in Francia e nelle Fiandre, aveva competenza in materia di stregoneria ed era legittimata all’utilizzo della tortura. Inoltre, i suoi potevano disporre di forze di polizia private e di sottoporre chiunque a processo nell’esercizio del proprio officio (in perfetto stile Games Workshop).
L’Inquisizione Spagnola e quella Portoghese, nate come organizzazioni religiose, erano più strumenti politici con funzione di controllo sociale sulle minoranze. La prima mirava a preservare la limpieza de sangre, la purezza del sangue (i cristiani, rispetto ai pagani convertiti), nonché a perseguire ribelli e oppositori dello stato. Oltre ai tribunales, contava sulla collaborazione retribuita dei familiares: individui che di professione denunciavano le malefatte (vere o inventate) di amici e conoscenti. Più che paladini della fede, erano una sorta di polizia segreta ante litteram (per la gioia dei fan di Joe Abercrombie).
Infine, l’Inquisizione Romana (nota oggi come Congregazione per la Dottrina della Fede) operava soprattutto nei territori dello Stato Pontificio e in Italia, e il suo compito era tutelare la dottrina della fede Cattolica, sanzionando eresie e apostasie, oltreché i libri non abbastanza ortodossi, ma era soprattutto un organo giudiziario cui i condannati ai tribunali locali potevano appellarsi.
Va detto, tuttavia, che non sappiamo esattamente quanto siano imputabili torture e truculenze alle varie inquisizioni: esse operarono per lunghi anni in un periodo storico in cui massacri e atrocità erano all’ordine del giorno. Inoltre, la cattiva fama dell’Inquisizione Spagnola è in parte attribuibile alla cosiddetta Leggenda Nera di Spagna, un insieme di propaganda storica e letteraria atta a denigrare ogni cosa attinente l’Impero Spagnolo, una delle principali potenze europee e per tale ragione in odio a molti, in primis la Gran Bretagna.
Di conseguenza il mondo anglosassone, patria ideologica del fantasy moderno, ha sempre mantenuto una certa distanza dal fenomeno dell’Inquisizione, il quale del resto mal si coniugava con i due sottogeneri principali della corrente letteraria: la figura dell’inquisitore è troppo subdola per lo sword & sorcery di Howard e Leiber, e troppo ambigua per il manicheismo morale dell’high-fantasy tolkeniano.
STREGHE, ALIENI E MARTELLI
È necessario attendere i primi anni ’80 perché l’Inquisizione inizi a far parlare di sé, e per riuscirci deve passare dal mondo dei giochi da tavolo. In questo periodo ci imbattiamo infatti in Laserburn, wargame fantascientifico di Bryan Ansell, che successivamente aiuterà a sviluppare Warhammer Fantasy e 40’000, debitore, quest’ultimo, nei confronti di Laserburn per svariati aspetti del background, tra cui l’Inquisizione.
Warhammer 40’000 ci insegna che il futuro è un posto orribile dove si corre giornalmente il rischio di essere trucidati da un demone, divorati da un tiranide, o fatti a pezzi da uno psionico pazzo. L’asso della manica del Dio-Imperatore, per questi problemi, sono gli Ordines dell’Inquisizione. Suddivisa nei tre Ordines maggiori, Malleus, Hereticus, e Xenos, e negli innumerevoli Ordines minori – pressoché ignorati in termini di regole, ma dagli accattivanti background –, essa rappresenta una fonte inesauribile di spunti per trame e racconti targati Black Library (tra le maggiori, Inquisitor di Dan Abnett, e Inquisition War di Ian Watson). L’Inquisizione del 41mo millennio non bada ai mezzi termini: i suoi agenti sono individui spietati disposti a marciare sui cadaveri di milioni di innocenti pur di raggiungere il proprio obiettivo.
È nel 2001 che gli appassionati possono impersonarli sul tavolo da gioco tramite lo Specialist Game Inquisitor, via di mezzo tra wargame e gioco di ruolo con modelli di 54mm. I giocatori controllano ciascuno un team di personaggi selezionati tra vari specialisti, inclusi Inquisitori, Space Marine, Pirati, Assassini, Indemoniati, Mutanti, e altro ancora. L’accoglienza iniziale è buona, ma gli utenti non gradiscono lo scarso bilanciamento del sistema, e il gioco va presto fuori produzione.
Nel 2003 si pubblica il Codex: Cacciatori di Demoni per la terza edizione di Warhammer 40’000. Sono una sessantina di pagine in bianco e nero con regole per inquisitori e Cavalieri Grigi, i cacciatori di demoni per eccellenza. Dello stesso anno è il Codex: Cacciatori di Streghe, simile per struttura ma incentrato sull’Ordo Hereticus e sulle forze delle Sorelle Guerriere. Nonostante il progetto editoriale preveda un terzo libro, Cacciatori di Alieni, basato sull’Ordo Xenos e i kill team della Compagnia della Morte, esso non viene mai realizzato.
Perché sia possibile schierare inquisitori dell’Ordo Xenos si deve attendere la quinta edizione e il Codex: Cavalieri Grigi, contenente profili e regole aggiornate per gli inquisitori dei tre ordini, ma privo di gran parte del fascino dei suoi predecessori. Con l’uscita di un libro nella sesta edizione per le Sorelle Guerriere senza inquisitori, diviene evidente che l’Inquisizione è passata in una posizione subordinata rispetto ai propri bracci armati. Si può ugualmente trovare un Codex apposito (Inquisizione), pensato per l’utilizzo in alleanza con un’altra armata, ma gli agenti degli Ordines hanno chiaramente ceduto campo ai professionisti della guerra aperta, ritirandosi a sistemi di gioco loro più consoni.
La palla passa infatti alla Fantasy Flight Games, nel 2008, con Dark Heresy, capostipite di una serie di giochi di ruolo basati su un comune sistema di regole, che cala gli utenti nei panni di una squadra di accoliti inquisitoriali costretti a muoversi in un settore dove il tradimento è dietro l’angolo, e le menti e le anime stesse dei personaggi sono messe alla prova dagli orrori in cui ci si può imbattere. Si tratta di un gioco cui difficilmente ci si può approcciare con una mentalità a rullo-compressore: solo una discreta dose di scaltrezza e mancanza di scrupoli permettono di portare a casa salva la pelle. All’interno della stessa linea si trova anche Deathwatch, gioco sulle gesta della Compagnia della Morte, Space Marine cacciatori di alieni: sempre di inquisizione si parla ma, trattandosi di Space Marine, l’esperienza è più simile a un Doom formato GdR.
DI FANATICI E ZOPPI…
È nel 1994 che il già citato Evangelisti vede pubblicate le avventure di Nicolas Eymerich, con Nicolas Eymerich, Inquisitore, che narra (in parte) dell’indagine dell’eponimo personaggio, ispirato a uno storicissimo Inquisitore Generale del Regno di Aragona, circa alcune apparizioni di neonati bifronti e un culto pagano della dea Diana. Eymerich è un personaggio a un tempo epico e terrificante: schivo, sprezzante, calcolatore e spietato, ma dotato di una raffinata intelligenza deduttiva e capace di affrontare senza battere ciglio orrori e sconvolgimenti dello spazio-tempo, pressoché all’ordine del giorno nei romanzi che lo vedono protagonista.
Le sue avventure sono infatti strutturate su più trame parallele, che dal fantasy storico spaziano al fantathriller contemporaneo e alla soft-science fiction, creando composizioni oniriche e grottesche, che tuttavia Evangelisti riesce a districare nel volgere di poche battute con un’eleganza e precisione gli hanno valso la traduzione in tutta Europa e il privilegio di essere uno dei primi autori italiani a vedere le proprie opere inserite nella iconica serie Urania.
Negli anni seguenti, è tuttavia il successo di ambientazioni fantasy dominate da una moralità ambigua, dove nessuno è veramente buono e a farla da padrone sono figure con una ridotta tendenza al comportamento onorevole, che spianano la strada alla trilogia della Prima Legge di Joe Abercrombie e ai suoi protagonisti imperfetti dove, tra barbari, maghi, e guerriere, si inserisce in grande stile Sand dan Glotka, inquisitore, torturatore, e nemico giurato dei costruttori di scale. Anche i più accaniti detrattori dell’autore britannico paiono subire il fascino del collerico, lamentoso, spietato ex-colonnello, per molti versi il personaggio più onesto dell’intera trilogia: Glotka non è un eroe pronto ad affrontare qualsiasi sacrificio per il bene, ma fa la propria parte senza bisogno di troppi incoraggiamenti. Amorale e pronto a compiere atrocità indicibili su altri esseri umani, lo considera un mezzo per giungere a uno scopo anziché andare in giro a trucidare gente per il gusto di farlo. Pur essendo un trafficone senza un briciolo di empatia, lo dichiara apertamente fin dal primo momento. Non certo un santo, ma prodotto di una società dove regnano corruzione e clientelismo, dalle quali si discosta con acido sarcasmo e pacata accettazione, fino alla (felice?) conclusione della propria claudicante avventura.
E questo è quanto? Assolutamente no! Ci sarebbe da dire dell’ultimo capitolo della serie di Dragon Age, o del più cupo e meno recente titolo della Cinemax, Inquisition, di classici come Il pozzo e il Pendolo di Poe, e delle meno lusinghiere interpretazioni dell’inquisizione di Brandon Sanderson e Robert Jordan. Ma sarebbe eccessivo pretendere l’assoluta esaustività: ai lettori lascio il piacere di continuare la caccia alle ulteriori incarnazioni nella narrativa e nel panorama ludico dell’Inquisizione. Del resto, si sa, essa ha la tendenza a celarsi nelle ombre per emergere dove meno ce la si aspetta. Come dicevano i Monty Python, la sua arma principale è la sorpresa…
– Federico Brajda –