L’abbiamo intervistata dopo la nostra recensione su ‘Seija’ e – ora che abbiamo recensito anche ‘Raivo’, il secondo ed ultimo volume del dittico ‘Millennio di Fuoco’ – non potevamo fare a meno di sentire nuovamente la sua voce. Ai microfoni di Isola Illyon torna, dunque, Cecilia Randall, punta di diamante del Fantasy made in Italy! Per parlarci di sé, di ‘Millennio di Fuoco’, dei suoi progetti vecchi e nuovi e, naturalmente, della attuale condizione del fantasy nel Bel Paese.
Innanzitutto bentornata sulle spiagge di Isola Illyon. Cominciamo da ‘Millennio di Fuoco’, il tuo dittico di romanzi. Come abbiamo scritto nella nostra recensione, si tratta di un’ucronia in cui una razza dai tratti vampireschi invade l’Europa alle soglie dell’anno Mille, stravolgendo di conseguenza la storia del Secondo Millennio. Che ragioni ci sono dietro questa scelta? Hai ritenuto che ti desse maggiore “libertà di manovra”?
Grazie a voi per avermi invitata! È un piacere essere qui. Sono dell’idea che il nostro Medioevo sia affascinante quanto un mondo fantasy (a volte molto di più) e perciò mi diverte ambientare le avventure dei miei personaggi in un contesto storico. Sono appassionata di Medioevo da molti anni, ed è sempre un piacere fare ricerche per documentarmi su quel periodo. Nel caso specifico del ‘Millennio di Fuoco’, non ho pensato alla libertà di manovra. Tutti i miei libri nascono da una domanda del tipo “cosa succederebbe se…”, sulla quale inizio a fantasticare e poi a ricamare. Per il ‘Millennio di Fuoco’ mi sono chiesta cosa sarebbe successo se nell’Anno Mille fosse accaduto qualcosa di così sconvolgente da rendere vere le profezie apocalittiche di fine Millennio. Ho immaginato la comparsa dei cosiddetti “demoni” vaivar, e da lì in poi mi sono divertita a esplorare le possibili conseguenze dell’evento nella nostra Storia. Immaginare il mio Medioevo alternativo è stato divertente, ma anche per certi versi più complicato rispetto nell rendere gli sfondi storici reali di ‘Hyperversum’ o ‘Gens Arcana’. Quando ambienti un libro in un contesto storico vero puoi risolvere tutti i tuoi dubbi facendo ricerche su qualsiasi aspetto della civiltà dell’epoca. Nel caso del ‘Millennio di Fuoco’, invece, ho dovuto immaginare una società che (a causa delle continue pestilenze e della guerra) si è evoluta in un millennio solo la metà di quanto ha fatto la nostra nella Storia reale. Dall’Anno Mille reale, sono arrivata a uno pseudo XIV secolo, cercando di inserire anche qualche elemento tecnologico e una popolazione di origine sconosciuta, il tutto sperando di ottenere uno scenario inventato ma credibile. È stata una bella sfida.
Seija, la protagonista, è un personaggio femminile forte e ben caratterizzato. Mi ha colpito molto il modo in cui hai reso il suo status di nobildonna in una fortezza cristiana, all’inizio di ‘Raivo’. Il suo tormento nell’essere tagliata fuori dal mondo è palpabile, angosciante. È stato difficile immedesimarsi in quella parte? Ti sei documentata per rendere la condizione femminile nel Medioevo cristiano?
È stato difficile gestire Seija in generale. È la mia prima protagonista femminile e non è stato affatto semplice capire come renderla sulla pagina. Devo dire però che gran parte delle difficoltà sono state affrontate e superate nel primo libro del dittico. In questo volume ormai conoscevo Seija in ogni sfumatura del suo carattere e perciò ho potuto immaginare bene quali fossero le sue emozioni, quando si è trovata nella gabbia dorata del castello di Stianenburg. E per rendere al meglio questa sua nuova condizione, sì, ho sfruttato le conoscenze accumulate nel tempo riguardo la condizione femminile nel Medioevo.
In ‘Millennio di Fuoco’, i saahavi sono temibili guerrieri pagani, nomadi e reietti. A quale popolo, reale o immaginario, ti sei ispirata per crearli?
Non ho pensato a un popolo specifico, ma ho preso ispirazione da vari popoli protagonisti delle invasioni barbariche, dai guerrieri vichinghi e nordici in generale. Per quanto riguarda la religione dei saahavi, ho rielaborato gli elementi della mitologia finlandese. La peculiarità principale della loro cultura, cioè la parità pressoché assoluta tra i sessi, è invece una mia aggiunta totalmente inventata. Ho immaginato che un popolo esule e a rischio di estinzione non potesse permettersi di relegare metà dei suoi componenti a una condizione subordinata, ma che ritenesse invece più saggio sfruttare tutte le braccia utili, e quindi uomini e donne, nei mestieri necessari alla sopravvivenza, dai guerrieri agli artigiani fino al capoclan.
Veniamo a Raivo, antagonista ed eroe nero del dittico di romanzi. Si tratta di un personaggio estremamente complesso sia nel background che nel suo modus operandi – di qui il paragone con Darth Vader di ‘Star Wars’, che so sia tu che Raivo avete gradito. Se non ruba la scena a Seija, di sicuro ci va molto vicino. Come hai fatto a creare un cattivo tanto affascinante?
Altroché se abbiamo gradito il paragone! Sono cresciuta con il mito di ‘Star Wars’ e sono sempre stata affascinata dalla figura dell’eroe oscuro, a partire dal Corsaro Nero e proseguendo per mille altri guerrieri maledetti di romanzi, manga e film. Da anni desideravo mettere sulla carta il mio Cavaliere Nero personale, e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a come avrei voluto che fosse, agli aspetti della sua personalità più che al suo aspetto fisico. Il primo tentativo di renderlo a parole l’ho fatto in un romanzo fantasy breve dei tempi dell’università che è (e rimarrà) nel cassetto. Il suo parente più prossimo pubblicato è Geoffrey Martewall, il Leone Nero di ‘Hyperversum’, ma il Medioevo cavalleresco della mia prima trilogia non era adatto a ospitare un personaggio veramente tenebroso come mi immaginavo il mio Cavaliere Nero e non lo era nemmeno l’affresco rinascimentale di ‘Gens Arcana’. L’atmosfera cupa del ‘Millennio di Fuoco’ era perfetta, e io ormai conoscevo il mio personaggio fino nei dettagli più nascosti della sua personalità. Ho cucito la trama intorno a lui con estrema facilità perché sapevo come si sarebbe comportato in qualsiasi situazione. È venuto proprio come me lo immaginavo e sono molto fiera di lui.
Come entri nella tua “modalità scrittura”? Hai bisogno di molta concentrazione o puoi lavorare dovunque e con qualunque supporto? Ascolti musica?
Ascolto musica soprattutto quando penso, mi aiuta a entrare nell’atmosfera (specie se ascolto colonne sonore). In genere scrivo in silenzio, ma mi è capitato di farlo anche davanti alla TV (che faceva solo da rumore di sottofondo), in una sala d’aspetto, in spiaggia o al tavolino di un caffè. Se non ho altra scelta uso carta e penna, ma oggi con i tablet è molto più facile scrivere su un file in qualsiasi momento, ed evitare evitare poi di ricopiare tutto. A casa scrivo al computer, ma uso i block notes per organizzare il lavoro, riflettere sugli snodi della trama e prendere appunti o segnarmi correzioni da fare. Compro block notes “belli” (con carta colorata o particolare) proprio per quel motivo.
Le tue descrizioni sono sempre molto attente, danno perfettamente l’idea di ciò che si legge anche dal punto di vista spaziale e non risultano mai sovrabbondanti. Il tuo passato da grafica ti aiuta nel concepire le scene che scrivi?
Credo proprio di sì. Oltre alla grafica amo disegnare, sognavo di diventare fumettista e ancora adesso ragiono molto spesso per inquadrature. Quando devo descrivere una scena o un ambiente, mi immagino la sequenza visiva e cerco poi di riprodurla a parole.
Ultimamente la Mondadori, con la pubblicazione dei tuoi libri, l’attenzione per George Martin e con la nascita della collana Chrysalide, sembra particolarmente interessata al fantasy. Cosa pensi della condizione attuale di questo genere in Italia?
Il genere fantasy in Italia gode di ottima salute e sta maturando molto bene, lo dimostrano la risposta entusiasta dei lettori ai titoli che escono ogni anno e il grande afflusso di pubblico agli incontri e alle presentazioni. Sono convinta che nel giro di pochi anni riuscirà a scrollarsi di dosso pregiudizi e detrattori e conquisterà anche nel nostro paese l’importanza che gli viene già riconosciuta all’estero.
È corretto dire che i tuoi romanzi contengono un elemento fantastico sempre più accentuato? È una tendenza che riscontri anche tu? Se sì, dove credi ti porterà, in futuro?
Sì, da ‘Hyperversum’ al ‘Millennio di Fuoco’, passando per ‘Gens Arcana’, l’elemento fantastico ha caratterizzato sempre più le mie storie, ma non è stata un’evoluzione programmata a priori. Quando una storia si affaccia nella mia testa non mi chiedo se sarà più o meno fantasy rispetto alla precedente o a che genere apparterrà. Per quanto mi riguarda, scrivo libri d’avventura e il prossimo potrebbe essere un fantasy come un horror o un romanzo di fantascienza. O, magari, un’avventura storica al cento percento, chissà. Mi piace esplorare confini sempre nuovi e l’unico criterio con cui scelgo la storia da scrivere è l’entusiasmo che mi trasmette.
Sei mai tentata di tornare nei mondi che hai creato? Rivedremo mai gli Arcani o i manvar?
La possibilità c’è, ma non nel prossimo futuro. Dopo la conclusione di un progetto sento sempre il bisogno di cambiare personaggi e panorami e quindi non scriverò a breve un’altra avventura ambientata nel mondo del ‘Millennio di Fuoco’. Certo, quel mondo ha ancora moltissime potenzialità da esplorare e non escludo di farlo un giorno, ma questo dittico ha anche l’ambientazione più cupa tra quelle che ho creato finora e ora sento il bisogno di atmosfere più serene. Il Rinascimento di ‘Gens Arcana’ mi attira sempre, ma anche in questo caso non credo che sia ancora tornato il momento di scriverne.
Un’ultima domanda sul futuro. So che hai da poco avuto un bimbo, Luca – a proposito: auguroni! – e che sei sempre persino più impegnata del solito; immagino anche che i tuoi progetti futuri siano ancora top secret, ma… potresti darci qualche indizio sui tuoi prossimi lavori, solo per i lettori di Isola Illyon? Cosa c’è all’orizzonte?
Grazie degli auguri! Luca è arrivato il 5 ottobre e da allora la mia vita è cambiata completamente e in meglio. Sto vivendo un’avventura esaltante con mio marito e il nostro bambino e, anche se dormo a turni di tre ore, ho l’energia a mille e tanti progetti per il futuro. Sarà perché sono diventata mamma, ma mi piacerebbe provare un romanzo per ragazzi o per young adult e sto cercando l’idea giusta in varie direzioni. Intanto, però, ho già consegnato alla mia agente un manoscritto, ma quello è davvero top secret!
Che dire, Cecilia? A nome di tutto lo staff dell’Isola, grazie per la tua cordialità e la tua disponibilità. Attendiamo con ansia di leggere le tue prossime pubblicazioni e – perché no? – di ospitarti di nuovo sulle nostre coste virtuali per un’altra chiacchierata! A presto!
– Stefano Marras –