L’abbiamo recensita la settimana scorsa, col suo dragonesco romanzo Eleinda – Una Leggenda dal Futuro, ora abbiamo il piacere di averla nostra ospite, nell’imponente struttura redazionale dell’Isola: sette piani in canne di bambù e foglie di palma, roba che se piove e tira vento tre ore di fila ci ritroviamo tutti in balia dei tifoni tropicali, a sventolare dalle finestre. Salvate i PC, salvate il plastico di Minas Tirith, salvate tutto lo scibile fantasy! E mentre il nostro Michele Giuliani si appresta a mettere in salvo anche la sua collezione di porno elfe in abiti succinti, torniamo seri e partiamo finalmente con l’intervista all’autrice di Eleinda, Valentina Bellettini!
Ciao Valentina, e benvenuta sulla nostra rigogliosa Illyon! Parlaci un po’ di te: il tuo rapporto con il mondo fantasy e fantastico. Cosa viene prima di miss Bellettini scrittrice?
Ciao a tutti, isolani! Grazie per accogliermi nei vostri lidi. Il mondo fantastico è una dimensione che ho conosciuto in tenera età, stimolata da favole, fiabe, cartoni animati, videogiochi, in particolare quelli del Nintendo 8-bit, ad esempio l’esplorazione avventurosa di “The Legend of Zelda”, il coloratissimo Mondo dei Funghi di Super Mario, la favola ambientalista tracciata dalla trama di un videogioco (non conosciuto come i sopracitati) dal titolo “Faxanadu”… questo ha fatto sì che vivessi sempre a metà tra realtà e fantasia, anche oggi dove, sommersa dagli impegni quotidiani, il fantastico è la mia forma preferita d’evasione. Col tempo ho imparato a viaggiare anche nel mondo dei romanzi, dei manga, dei fumetti, dei film, fino alle serie TV. Della fantasia non ne ho mai abbastanza… così accade che inizio a sognare di vivere io stessa delle avventure straordinarie: da qui, comincio a scrivere una storia!
La tua saga letteraria/cinematografica preferita, e perché.
Visto che parliamo di saghe, non può che venirmi in mente “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George R. R. Martin, iniziato a conoscere grazie alla serie tv “Il Trono di Spade”. Sarò sincera, all’inizio non mi aveva preso: ero incuriosita dai metalupi e dalla famiglia Stark di Grande Inverno, ma è stato quando ho “incontrato” Daenerys Targaryen e la sua storia di rivalsa, unitamente alla custodia dei draghi (le creature fantastiche che più adoro), che mi sono incollata alla serie! Intrighi, suspance, colpi di scena da togliere il fiato, magia, personaggi carismatici che quasi non si sa da che parte stare (certamente non da quella di Joffrey! Piuttosto, sempre più coinvolta da Tyron Lannister), sono diventata una fanatica senza speranza di guarigione, e sto finalmente recuperando anche le letture. La mia saga preferita del cinema, invece, è “Guerre Stellari”: rappresenta un ricordo affettivo (fa parte dei mondi fantastici che ho conosciuto da bambina) ed è un universo in continua espansione. Mi piace anche perché usa elementi tipici della fantascienza (pianeti, alieni, viaggi nello spazio, ologrammi…), ma è un fantasy sotto tutti gli aspetti; adoro la mescolanza dei generi. Un’altra saga che ho adorato è “Harry Potter”: sono rimasta sbalordita dalla cattiveria nascosta tra le mura del Castello di Hogwarts (inizierà pure che il maghetto è solo un bambino, ma le vicende che accadono sono “forti” e adulte), così come l’evoluzione del protagonista, che rischia di cadere nel lato oscuro: mi piace quando gli eroi si tormentano nel dubbio e potrebbero passare dalla parte del male!
Veniamo al tuo romanzo, Eleinda, che abbiamo avuto il piacere di recensire nel corso del mese scorso.
Come già detto, il suo punto di forza risiede senza dubbio nel rapporto simbiotico tra Eleonora ed Indaco, qualcosa che ho visto come un omaggio alla saga di Eragon di Cristopher Paolini. Quali sono state le tue principali fonti d’ispirazione, nella stesura del libro?
Altro che omaggio: io ho temuto “Eragon” non appena l’ho visto in libreria! Il fatto è che ho iniziato la stesura di “Eleinda” nel 2008. Un giorno, entro in libreria e noto un romanzo con un drago in copertina intitolato “Eragon”, ma è leggendo la trama che quasi mi viene un colpo: eroe e drago comunicano telepaticamente, e questo doveva essere il punto fondamentale del mio romanzo! Avevo il timore che si pensasse che avessi copiato l’idea, perché vorrei essere sempre il più originale possibile. Piuttosto che l’ispirazione, dunque, la lettura di “Eragon” ha fatto di più: mi ha spinto a inventare qualcosa di diverso dalla comunicazione telepatica tra il drago e l’eroe, stando anche attenta a non farla attivare allo stesso modo (Eragon riceve il marchio toccando l’uovo, ed è così che nasce il loro legame). Non volevo assolutamente che Indaco aprisse bocca per parlare, quindi sì, potevo farli comunicare col pensiero, ma i pensieri dovevano entrare nella mentre di Eleonora (e viceversa, nel drago) col semplice sguardo, istantanei come una foto: basta un’occhiata per far fermare il tempo intorno a loro e proiettarli in una dimensione straordinaria, lontana dalla realtà che li circonda; da qui, la “dimensione infinita” che non conosce tempo né spazio, e consente di trasmettere reciprocamente il lato più profondo di sé, sconosciuto ai più. Il legame tra loro, inoltre, è come quello che si sviluppa nella nostra realtà: cresce col tempo. Non scatta in automatico quando lei lo tocca, bensì, si sviluppa attraverso le vicende e al rapportarsi con gli altri personaggi. Tornando alla domanda, comunque, penso che non esista una fonte d’ispirazione unica per questo libro, direi che sono stata influenzata da tutte le passioni citate nelle mie prime risposte, a cui però potrei aggiungere il mio scrittore-modello Michel Ende de “La storia infinita” e “Momo”: a metà strada tra realtà e fantasia, secondo me la storia deve sempre portare una morale o un insegnamento con sé; non solo letteratura d’evasione.
Domanda provocatoria: la protagonista va in giro con un atlante interattivo… ma Google Maps no? Scherzi a parte, quanto c’è di tuo in Eleonora? Desideri, ambizioni, sogni?
Ma Google Maps è citato, eh! Non basta? (ride, N.d.R.). La verità è che, nel 2008 (quando scrissi “Eleinda”), Google Maps non aveva la stessa presa né l’importanza di adesso; nel corso degli anni (e delle revisioni) avrei potuto sostituire l’atlante interattivo, ma in fondo Eleonora perde il suo cellulare durante il viaggio, l’atlante poteva essere un dispositivo di nuova generazione (anche se ora siamo abituati ad avere tutto nel cellulare, magari in futuro si cambierà politica commerciale), e se avevo pensato all’atlante era anche perché mi ricordavo di questo strumento in formato cartaceo, e visto che Eleonora è un tipo che va controcorrente, la scelta di un atlante interattivo piuttosto che un tablet o un potente smarthpone è più in linea con le sue preferenze.
Cosa c’è di mio in Eleonora? Molto, se non tutto. Diversamente dalle altre protagoniste delle mie storie (Marta di “Profumo d’incenso”, Somya del racconto “Wordless”, o quelle di altre storie inedite lasciante indietro per dedicarmi a “Eleinda”) in lei ho riversato tutti i miei sogni e speranze. Avere un drago tutto per me, ad esempio! Scherzi a parte, come lei inseguo la giustizia (un tempo mi arrabbiavo anche, ora ho cambiato atteggiamento), condivido gli stessi ideali, spero nel cambiamento umano, sono un’inguaribile romantica… ma non sono impulsiva come lei, pondero bene quel che devo dire piuttosto che lasciare andare parole di sfogo, molte cose le tengo per me. Diversamente da lei non sono titubante, ma piuttosto decisa quando si tratta di agire; mi butto senza paura. Su certe cose, però, sono una gran fifona, e come lei temo il buio e il silenzio, ma non la solitudine. Ambizioni? Riuscire a coinvolgere i lettori e trasmettere un messaggio positivo sulle potenzialità umane (attraverso l’eroe), nonostante le brutalità di cui siamo capaci (vedi European Technology e dottor Brandi).
I poteri e le memorie che recupera Indaco nel corso della storia lo accostano ai suoi grandi predecessori. Come è nata l’idea delle leggende, e come si è svolta la ricerca delle locations del libro?
Prima di scrivere di draghi, feci alcune ricerche di approfondimento e raccolsi varie leggende. Decisi di far nascere Indaco senza poteri: pensai che un drago apparentemente debole e innocuo doveva trovare l’occasione di dimostrare d’essere forte e temibile quanto quello delle leggende, per cui, perché no, poteva maturare ripercorrendo proprio quelle imprese, dove i draghi protagonisti non sono altri che i suoi avi! Ho selezionato alcune leggende, e da lì sono nate alcune locations, tenendo però presente che si doveva muovere seguendo un percorso preciso. Altre locations come l’italiana Saturnia, alcuni paesi della mia regione Emilia Romagna, e Stati come Capo Verde, Egitto e Messico, sono luoghi che ho visitato di persona e che ho voluto omaggiare, inventando a mia volta nuove leggende, o approfittando di alcuni miti per trasformarli e adattarli come draghi. Del resto, le leggende non sono fatti certi e concreti, piuttosto, sono per natura soggette a continue trasformazioni!
Puoi anticiparci qualcosa sul sequel/prequel di Eleinda? Nuovi nemici, nuovi personaggi? E, soprattutto, quello stronzone del dottor Brandi avrà finalmente un ruolo di primo piano?
Dunque, il prequel è un racconto che spero di riuscire a pubblicare a breve: s’intitola “Vita prima della Leggenda” e riguarda, appunto, tutti i protagonisti prima di conoscere Indaco. Qui il dottor Brandi ha un ampio spazio, non solo perché tratta il periodo in cui crea i “Migliore Amico” (dunque Indaco), ma vediamo anche la sua ascesa a capo della European Technology. Non c’è solo lui, ogni capitolo è dedicato a ognuno dei personaggi principali: Eleonora e la scelta che la spinse a trasferirsi a Milano per studiare; Davide, grazie al quale scopriamo un aneddoto sulla E.T. e il vero motivo per cui pubblicò un annuncio per dividere l’affitto del suo appartamento; Alessandro e Salvo a Villapace con una vita non proprio tranquilla. Persone diverse, appartenenti a luoghi diversi, che s’incontrano (e scontrano) grazie a una creatura geneticamente modificata. Il sequel è invece un romanzo, e lì sì che ci sono nuove leggende e nuovi personaggi; uno di questi entra tra i principali. Pur essendoci nuove leggende, però, ne ho trattate in quantità minore, dunque la storia si concentra maggiormente sul nemico principale, il dottor Brandi, e il rapporto tra Eleonora e Indaco che… subisce una bella scossa! Una scossa che coinvolge anche il legame tra la ragazza e Alessandro.
Lascia un saluto caloroso a tutti i nostri cucciolosi isolani e, ovviamente, ai tuoi lettori: ma dicci la verità… ti senti un po’ la nuova Licia Troisi del fantasy italiano?
Assolutamente no! Ho sgranato gli occhi nel leggere quella frase…! Io non mi sento nessuno, sento solo l’impulso a inseguire le mie passioni e, ovviamente, provo un enorme piacere quando riesco a coinvolgere delle persone estranee nelle mie avventure: è la soddisfazione più grande. Quando qualcuno dice che ha letto il mio libro e mi racconta certe scene dal suo punto di vista, magari con entusiasmo, mi sembra di rivivere quelle situazioni, stavolta in compagnia, e questa condivisione, secondo me, può far crescere il rapporto autore-lettore: del resto, lascio scoprire molto, di me, attraverso un testo, e se scopro lettori che si ritrovano nelle mie parole e nelle vicende, ho guadagnato un amico in più. Ho persino incontrato un lettore/illustratore che si sta impegnando a dare un volto (e un muso!) ai protagonisti di “Eleinda”! Non ho ancora i numeri e l’esperienza di Licia Troisi, sono stata pubblicata da piccole/medie realtà editoriali, ma nel mio angolino posso contare su una schiera di lettori che ringrazio per l’entusiasmo, il costante supporto, per il confronto, per la pubblicità, il passaparola, per il sempre vivo interesse: siete la marcia che mi porta a scrivere sul serio, con impegno e responsabilità, perché quest’avventura ora non riguarda più soltanto me! Ringrazio di cuore i miei lettori, gli isolani che pur non conoscendomi sono arrivati fin qui a leggere le mie lunghe risposte, e ringrazio voi “capi tribù” dell’isola per avermi concesso quest’opportunità: a tutti, un caloroso, draconico saluto! Occhio a non bruciarvi con la fiammata del mio drago!
– Mario Venezia –