Date la possibilità a un giapponese di descrivere la Seconda Guerra Mondiale e la troverete piena di nazi-robot, vulcani, semidivinità e tommy-gun: ancora JoJo!
Il male annichilito con estremo sacrificio, i nemici annientati in puro stile Michael Bay e la maschera di pietra neutralizzata grazie a consolidati ritrovati della tecnologia siderurgica. Pensavate fosse tutto terminato con Phantom Blood? Ebbene, vi sbagliavate di grosso! Rinfrancato dalla calda accoglienza ottenuta con Le Bizzarre Avventure di Jojo, Hiroiko Araki era ben lontano dal voler far morire la sua neonata opera in modo tanto frettoloso.
Lasciato alle spalle il sadismo gratuito di Dio Brando e la temibile minaccia dei vampiri, egli sblocca ogni freno inibitore puntando su avversità temibili, battaglie leggendarie e indumenti sempre più essenziali – per usare un eufemismo. Archiviate le disavventure di Jonathan Joestar, si viene condotti dal manga nei favolosi anni ’30 (nel 1938, per l’esattezza), anni nei quali Joseph Joestar, figlio di Joerge (leggasi George) Joestar e nipote del precedente protagonista, si è trasferito negli States per assecondare i desideri dell’autorevole nonna Elena/Erina. Non risulta semplice distinguere il nuovo JoJo da quello di cinquant’anni prima: anche lui è un marcantonio di giovine (alto 1,95 m per 97 kg di muscoli) e l’unica concreta differenza estetica è un ciuffo di irti capelli che resiste sempre e comunque alle invasioni delle spazzole. Oltre all’aspetto, Joseph ha ereditato dal suo avo la comodissima capacità di creare naturalmente energia Hamon grezza, abilità che usa comunemente per esibirsi in sbruffonate sopra le righe; lontano dal carattere posato e cavalleresco a cui ci si era abituati, infatti, il nuovo protagonista dimostra strafottenza, un’evidente inclinazione all’essere manesco e, nonostante una palese propensione a una morale positiva, una malsana abitudine a dar sfogo a comportamenti scorretti che lasciano basiti i suoi alleati, ma che gli garantiscono certamente una personalità sfaccettata.
Catapultato inaspettatamente in un mondo di creature mostruose, JoJo si trova presto a fronteggiare avversità che lo conducono sulle orme di un vecchio amico di famiglia catturato dai nazisti e detenuto in un laboratorio di ricerca messicano perché riveli al Terzo Reich i segreti della sua ultima scoperta archeologica: delle creature umanoidi fuse in colonne e circondate dalle celeberrime maschere di pietra. Dimostrando una capacità strategica degna di un giocatore di Call of Duty, Joseph decide di affrontare un intero plotone di crucchi con il solo ausilio delle sue abilità nel travestimento. Giunto miracolosamente incolume nel punto più remoto della fortezza, assiste al risveglio di uno dei cosiddetti “Uomini del Pilastro” da parte dei nazisti che, dimostrando quel caratteristico istinto di sopravvivenza del dodo che li accomuna in tutte le ricerche occulte, desiderano carpire informazioni atte a favorire la razza ariana.
Il disastro che ne consegue, risolto in extremis dal ventenne britannico e da un valoroso nazista che non vedeva l’ora di sacrificarsi per la patria, convince JoJo a prendere ripetizioni di Hamon da un maestro veneziano e lo porta a indagare sull’origine di quei potenti esseri. Ultimi superstiti di una civiltà nota come Stirpe delle Tenebre – probabilmente usavano lo stesso PR della Confraternita dei Mutanti Malvagi –, gli Uomini del Pilastro sono individui capaci di assimilare gli esseri viventi con cui entrano in contatto, dimostrano un intelletto irraggiungibile e vantano la possibilità di manipolare il loro corpo in maniere inattese. Comandati dal leaderissimo Kars, inventore e autore delle maschere di pietra, sono alla ricerca della Pietra Rossa dell’Aja, un raro gioiello in grado di risolvere le loro debolezze e concedergli il potere illimitato, e rappresentano una minaccia tale da giustificare millenni di combattimenti contro la tribù delle Onde Concentriche/Hamon. Tutte le domande (che probabilmente nessuno si era posto) lasciate senza risposta nella prima parte del manga trovano dunque soluzione: le origini dell’energia concentrica, la creazione delle maschere, il perché dei vampiri e che fine ha fatto la famiglia Zeppelli.
Successione fluida a Phantom Blood, Battle Tendency ne segue in maniera armoniosa lo stile “kenshiresco” alla Tetsuo Hara, limitandosi ad alleggerire sottilmente alcune ombreggiature e semplificando i dettagli di certi sfondi. I personaggi principali mostrano ancora un tono muscolare degno di un bufalo, facendo sembrare Arnold Schwarzenegger un umano fragilotto, mentre gli antagonisti di secondo piano assecondano la tacita regola degli anni ’80 in cui la bruttezza fisica è direttamente proporzionale alla viltà delle azioni commesse. Andando oltre la veste grafica, però, si nota come il fumetto abbia affrontato notevoli evoluzioni sul piano narrativo, abbandonando la visione bicromatica della morale senza tuttavia allontanarsi dalla battaglia dicotomica tra bene e male. Il maggiore spazio concesso ai protagonisti e alle loro storie permette di conoscerli approfonditamente ed esplorare con cura lo spettro delle emozioni umane, giustificando in maniera verosimile la rete di rapporti interpersonali, l’alternanza degli ambigui sentimenti e le motivazioni che li spingono ad agire. Anche i nemici, per quanto ancora legati a rigidi archetipi, mostrano tratti unici e caratteristi quali codici di onore e disturbi mentali – solo Kars avrebbe forse giovato di ulteriore spazio. Gli scontri si diversificano significativamente dalle solite risse e, anzi, si rivelano estremamente curati e logici: spesso più incentrati su strategie belliche che sulla mera tecnica, spingono i partecipanti alla lotta a considerare ogni dettaglio, poiché anche un minimo errore di valutazione potrebbe condurli a morti orribili. Piccola nota di merito va anche all’alternanza di paesaggi, tutti molto dettagliati, che variano dalle Americhe alla Svizzera, passando per una versione (tutt’altro che storicamente accurata) della nostra Venezia.
La seconda parte de Le Bizzarre Avventure di JoJo è il vero trampolino di lancio per la saga: coloro che si aspettavano un prosieguo ignorante si sono trovati tra le mani un prodotto sorprendentemente di qualità che allarga il mito senza forzare eccessivamente la sospensione dell’incredulità e senza sprofondare in frequenti flashback atti a giustificare deus ex machina che facciano procedere la trama (Naruto, sto guardando te!). Da qui in poi il Giappone intero ha preso atto dell’esistenza dell’opera e i riferimenti nella cultura popolare divengono bilaterali; in Street Fighter compaiono almeno due personaggi che “citano” le avventure di Joseph Joestar e nella versione arcade di Ninja Gaiden fa una comparsata pure l’antagonista Kars. Sempre rimanendo nel campo dei media animati, Battle Tendency ha seguito il progetto del venticinquesimo anniversario ed è stato riadattato recentemente come serie anime chiusa in sigla dalla magnifica Roundabout degli Yes. Epilogo di un’epopea esplorata ed esaurita, la seconda parte de Le Bizzarre Avventure risulta una perfetta conclusione capace di risolvere ogni filone narrativo… o così si credeva fino all’avvento di Stardust Crusaders che ha ribaltato gli arcani maggiori in tavola proponendo qualcosa di completamente diverso.
– Walter Ferri –