Venite a scoprire insieme a noi cosa c’è dietro le visioni di Lucio Parrillo, per la prima volta approdato sulle sponde dell’Isola!
Il fiuto giornalistico dei redattori di Illyon non ha pari! Mai come oggi siamo orgogliosi di presentare per la prima volta sulla nostra pagina una delle firme più prestigiose del panorama internazionale dell’illustrazione, ma anche un artista impegnato a 360° in tutto quello che è il campo figurativo: il grande Lucio Parrillo! Buttiamo lì solo alcuni nomi: Wizards of The Coast, Marvel, Blizzard. E scusate se è poco. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo quest’anno a Torino Comics, intervenuto alla presentazione del romanzo illustrato “Aurora: Sleeping Beauty” scritto dall’autrice Barbara Baraldi e del quale è autore – ovviamente della parte grafica. Con la semplicità dei grandi artisti, si è messo a nostra disposizione per un’intervista approfondita, mentre schizzava e dedicava bozzetti ai suoi numerosi fan.
Ciao Lucio e benvenuto su Isola Illyon. La gran parte dei nostri lettori sicuramente ti conosce, ma vuoi comunque raccontarci come è iniziata la tua carriera e che cosa vanti nel tuo curriculum?
Ciao a te e a tutti e grazie per l’accoglienza! Cosa dirti, ho iniziato, possiamo dire, praticamente da bambino. Probabilmente l’esigenza di visualizzare su carta le immagini che si affollano nella mia mente è una cosa innata: ricordo che quando avevo pochi anni, mentre i miei compagni si trastullavano con le figurine dei calciatori, io mi divertivo a immaginare scene d’azione e le disegnavo su pezzetti di carta che poi mettevo in fila e spillavo per farle frullare in un vero e proprio cartoon. Senza che nessuno me lo spiegasse, avevo compreso il meccanismo dei cartoni animati: la mia strada era già segnata, se vogliamo essere fatalisti. Poi sicuramente in casa ho sempre respirato arti figurative: mio padre Valter è uno scultore e pittore molto quotato a livello internazionale, ed è stato mio maestro e mentore fin ora.
E che cosa ci puoi dire dei tuoi inizi professionali?
I primissimi inizi furono disegnando vignette satiriche e personaggi caricaturali per piccole case editrici. Il primo lavoro da professionista fu per la casa editrice Eura, quando realizzai copertine per le famose pubblicazioni Skorpio e Lanciostory. Nel frattempo, finito il liceo artistico, mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti, restandone però profondamente deluso. Non venivano presi in considerazione opere di mostri sacri dell’illustrazione come Vallejo, Franzetta, Rockwell, Bell, oggi tra i piu’ grandi maestri della Pittura/illustrazione contemporanea, e nemmeno i grandi maestri del passato come Ciseri, Bouguereau, Hayez, Gerome, etc.. Risparmiando, attorno ai 24-25 anni riuscii a passare un periodo negli USA bussando alle porte delle più famose case editrici: Marvel, DC Comics e quant’altro. Gli inizi non furono incoraggianti ma insistetti e, quando ormai ero tornato in Italia, cominciarono ad arrivare le prime proposte di collaborazione, le prime cover. Ho illustrato come copertinista Vampirella, Red Sonja, L’Incredibile Hulk e numerosi manuali per D&D tra cui la copertina per l’ambientazione di Eberron; inoltre ho illustrato anche per il gioco di carte Magic: The Gathering, sempre per Wizards.
Questo mi consente di chiederti una cosa che interesserà moltissimo ai nostri lettori: quale ambito hai preferito di più lavorando per la Wizards?
Ah, sicuramente le illustrazioni per le carte di Magic. A livello personale trovo più divertenti quei soggetti lì. Intendiamoci, mi diverto sempre come un matto a disegnare soggetti fantasy, quindi mi sono trovato a mio agio anche col lavoro per Dungeons & Dragons. Chiaramente però, lavorando magari ad una copertina come quella di Eberron e sapendo che rimane sotto gli occhi di tutti, automaticamente mi sono sentito più coinvolto e quindi mi sono divertito di più rispetto alle illustrazioni interne di tutti gli altri manuali, che inevitabilmente mi hanno stimolato un pizzico di meno.
Tu sei anche pittore, come ti sei sentito da artista a lavorare per questi colossi americani?
Per forza di cose in questi casi sei un professionista che lavora per un editore. L’editore si aspetta qualcosa da te, qualcosa di ben preciso quindi è lecito aspettarsi che ti richiamino chiedendo di inserire un dettaglio qua, di rifare una parte là, di modificare un prospettiva da qualche altra parte ancora. Sei per l’appunto un professionista e quindi sai bene quale tipo di lavoro stai affrontando. Sicuramente dal punto di vista dell’espressione artistica ti senti un po’ limitato, ma queste sono le regole del gioco.
Sei in Fiera a Torino Comics per presentare il tuo lavoro in tandem con Barbara Baraldi, il romanzo illustrato “Aurora: Sleeping Beauty”. Cosa ci racconti di questa collaborazione?
Beh, riallacciandomi alla domanda immediatamente precedente ed al discorso che facevamo prima, posso dirti che è stato un lavoro impostato in modo completamente opposto. Grazie a Pavesio Editore sia io che Barbara non abbiamo avuto limiti lavorando su Aurora: artisticamente parlando abbiamo avuto carta bianca, sia io come illustratore che lei come scrittrice. Con Barbara poi la collaborazione è nata spontaneamente, anche perché le nostre eroine hanno moltissime cose in comune, e le eventuali differenze hanno finito per arricchire i nostri rispettivi bagagli artistici. Capitava che lei mi mandasse i testi scritti e che io li rimuginassi per immagini finché magari alle quattro di notte ero costretto ad alzarmi dal letto per buttare giù lo schizzo giusto secondo l’ispirazione del momento; e lei stessa mi ha detto di aver scritto dei passaggi ispirata dai miei disegni. Era in qualche modo ovvio, avendo scoperto di avere gli stessi punti di vista, gli stessi gusti letterari, musicali e cinematografici, insomma lo stesso background culturale, per usare un’espressione abusata. Abbiamo altri progetti analoghi in cantiere, voglia di misurarci su altre produzioni miste testo-illustrazione.
E cosa ci racconti della tua carriera di fumettista? Pensi di ritornare a firmare qualcosa in questo campo?
Io sono da sempre un amante viscerale dei fumetti. Ero un ragazzino e mio padre portava a casa i fumetti della Disney, Tex, e i lavori di Jacovitti, quindi sono cresciuto con il linguaggio del fumetto. Tant’è vero che fino a poco dopo i vent’anni ho disegnato esclusivamente in bianco e nero proprio per la mia grande passione per il balloon, a china, ignorando volutamente il colore. Premesso questo, attualmente ti direi di no, per ora non ho intenzione di ritornare a disegnare qualcosa a fumetti, a meno che non cambi qualcosa a livello editoriale, tranne se la proposta non arrivasse da un paio di case editrici ancora di grande livello Italiane o Francesi. La politica generale di molti editori del fumetto popolare nel nostro paese è da troppo tempo al ribasso. Per tenere bassi e quindi appetibili i prezzi degli albi si tende a tagliare sui costi, sulla qualità della carta ed a riconoscere sempre meno il lavoro del fumettista, spesso giovane e sottopagato e che alla fine dei conti, sommando le ore di lavoro prende meno della badante di mia nonna, che almeno si fa le sue 6 ore e il resto della giornata e’ libera di andare a fare shopping. Un giovane fumettista oggi lavora dalle 8 del mattino a mezzanotte e la paga mensile se la dividi per le ore di lavoro e’ troppo bassa! Di questo stato di cose alla fine risente la qualità generale del fumetto. A meno che non si tratti di realtà come Pavesio, Bonelli e pochi altri che non stiamo qui ad elencare, che puntano al fumetto di qualità seguendo il filone Francese, attualmente tra un lavoro da fumettista con scadenze incombenti e poco riconosciuto ed un lavoro da illustratore che lascia tra l’altro molta più libertà creativa, scelgo senza alcun dubbio il secondo.
Per concludere, puoi dirci quali progetti hai per il futuro, e dove vorresti far evolvere la tua carriera?
Negli anni passati, a causa delle tempistiche infernali con le quali siamo costretti a lavorare per rispettare i tempi di produzione del sistema in cui viviamo, ho lavorato senza poter riflettere quanto avrei voluto su ciò che stavo facendo, e credo che questo abbia penalizzato il mio percorso artistico. Per esempio, sono un grande studioso ed appassionato dell’Arte del passato: Caravaggio, Michelangelo, i classici; avrei sempre voluto studiare bene le composizioni e le tecniche di questi Maestri nelle mie tavole, ma per i problemi di cui sopra non ho mai potuto farlo. Ora che comincio a potermi permettere di scegliere ciò su cui lavorare, mi prenderò i miei tempi per concentrarmi di più sulla progettazione delle tavole e sperimentare nuovi percorsi a livello tecnico, e per riflettere un po’ su questo meccanismo perverso che ci ingabbia e ci stritola tutti i giorni.
Per tutta la durata della nostra chiacchierata, Lucio non è rimasto con le mani in mano ma ha abbozzato schizzi e dedicato disegni ai suoi tanti fan, sempre con la massima simpatia e disponibilità. Lo ringraziamo quindi per la gentilezza nell’averci concesso questa intervista ricca di spunti anticonvenzionali e mai banali, come sua abitudine, e gli auguriamo la massima soddisfazione nel suo percorso artistico sperando di risentirlo presto sulle pagine dell’Isola. Non dimenticate di curiosare sul suo sito www.lucioparrillo.com, e chissà che possiamo sentire la sua viva voce in una delle nostre prossime puntate de “La Torre (S)cadente”!
– Luca Tersigni –