Edito da Mondadori, è nelle librerie solo da questo ottobre: parliamo di Seija – Millennio di Fuoco, il nuovo libro di Cecilia Randall e inizio della sua nuova saga.
Cecilia Randall è lo pseudonimo di Cecilia Randazzi, autrice già celebre per romanzi come Gens Arcana o la saga di Hyperversum, edita però da Giunti. Con il suo nuovo romanzo Cecilia racconta una storia di uomini e di demoni, una storia di guerre dove non tutte le cose possono essere esattamente come sembrano.
Corre l’anno 1999: sono trascorsi mille anni da quando i Vaivar, demoni (si dice) dall’aspetto antropomorfo, sono apparsi in Europa a reclamare le terre che fino a quel momento erano appartenute alle popolazioni locali. Ci viene presentata la figura del Traditore, l’unico Manvar ad essere un generale fra i Vaivar, che subito ci appare in tutta la sua crudeltà, freddezza e impeto nella battaglia. La figura tipica di uno stratega abile a volgere le sorti di una guerra in suo favore anche quando le prospettive gli sembrano sfavorevoli. Una bestia dura, senza un’anima e priva di un qualunque tipo di sentimento. Il prologo è a tutti gli effetti una presentazione di questa figura, che sarà di particolare rilevanza all’interno della vicenda.
Dopo questa breve ma significativa premessa, la scena si sposta ad Etten, dove compaiono gli altri personaggi che faranno parte di questa vicenda, prima fra tutti Seija, la protagonista, erede del capoclan Saahavi insieme con suo fratello Ari. Seija, come molte donne all’interno del suo popolo, è una guerriera. I cristiani non vedono molto di buon occhio questa tradizione del popolo pagano, eppure l’impressione sul suo conto cambierà completamente quando sarà proprio lei a sconfiggere in battaglia il Traditore, permettendone la cattura. La vittoria risulta amara alla bella protagonista perché vi è una parte di lei che sente di non meritarla pienamente. Quell’essere crudele e spietato, difatti, ha esitato di fronte a lei nel combattimento, e il dubbio del perché il Traditore abbia avuto questo comportamento proprio in sua presenza diventa tremendo nella mente della giovane, che non può fare a meno cercare un incontro con il prigioniero che le si presenterà con il nome di Raivo. Il momento, tuttavia, non è affatto propizio e Seija non riuscirà ad ottenere molte delle risposte di cui era alla ricerca perché il Traditore proprio in quell’occasione fuggirà dalla prigionia lasciandola con una promessa: tornerà, e lo farà per lei!
Seguiranno dunque una serie di vicende e di epiloghi uno intrecciato all’altro, in un gioco disegnato dal fato e da eventi che si susseguono a cascata. L’autrice è sicuramente stata abile a legarli fra loro senza che il tutto risultasse forzato. Seija si troverà a fare esperienza lontano dalla propria gente, a fare nuovi incontri; verrà a conoscenza di fatti e di eventi che potrebbero influenzare quello che era sempre stato il suo modo di pensare e di vedere le cose.
Senza dubbio quella di Cecilia Randall è una storia in grado di trascinare il lettore all’interno della sua ambientazione. Mi è piaciuto molto il metodo descrittivo dell’autrice, particolareggiato, ricco di dettagli, senza mai arrivare al punto di essere pesante. Il lettore non trova nessuna difficoltà, con l’aiuto della fantasia, ad avere una chiara visione di come appaiono gli eventi. Non è confusionario, per quanto questi si svolgano spesso in luoghi diversi (una volta il campo Manvar, una volta quello Saahavi, un’altra ancora quello cristiano, una diversa quello Vaivar e così via). Chi legge riesce a passare da una situazione all’altra senza trovarsi smarrito o con la classica espressione “Aspetta, e qui come ci siamo arrivati?”.
Passiamo all’ambientazione: come la maggior parte dei fantasy, abbiamo una cultura di tipo medievale. Eppure leggiamo anno 1999. Questo si spiega con il fatto che l’arrivo dei Vaivar deve aver sicuramente arrestato il progresso, lasciando il tutto in quello status che appunto è molto più simile al medioevo che all’era moderna. Parliamo delle razze, se così le vogliamo definire. Abbiamo i Vaivar, i “demoni” primigeni, eredi diretti della regina Ananta, dall’aspetto umanoide, alti, magri, canini affilati e orecchie a punta. Poi vi sono gli umani, che come è buona abitudine di questa razza hanno all’interno scissioni e contraddizioni: tanto per cominciare vi è una palese differenza fra cristiani e pagani (i Saahavi, appunto), con i primi che faticano ad accettare usi e costumi dei secondi. Al centro ci sono i Manvar, umani contaminati dai Vaivar che diventano molto più simili ai primi, delle vere belve, almeno così si dice. Eppure anche questi, discriminati dagli uni, che li vedono come demoni, e dagli altri, che li vedono come schiavi, soprattutto all’interno delle file di Raivo mostrano una complessa struttura sociale. Io personalmente li ho apprezzati parecchio, a causa del mio debole per i mezzosangue, ma questa è un’altra storia. Tanto per fare un esempio, ho trovato molto interessante la figura di Kzar e il rapporto che questo ha creato con il suo “signore”. Sempre dal mio punto di vista, ho l’impressione che possa essere un personaggio in grado di rivelare ancora molto e di giocare la sua parte all’interno della storia. Un altro personaggio interessante potrebbe rivelarsi essere anche Heraii, l’unico Vaivar al servizio di Raivo. Curioso è il fatto che non sia del tutto chiaro a chi debba la sua fedeltà, anche se forse la risposta corretta potrebbe essere quella più ovvia: se stesso.
Di Ari, invece, si potrebbe dire che abbia avuto non troppo spazio. Viene identificato come il fratello della protagonista, e come colui che dirige l’esercito Saahavi: è sicuramente dotato di coraggio e grandi doti belliche, ma passa in secondo piano rispetto alla figura della sorella.
Il finale non è ovviamente il caso di svelarlo, ma l’unica cosa che mi sento di dire per definirlo è che ha una struttura “ciclica”, in questa avventura di razze, personaggi e mondi dove coraggio e mistero sono i protagonisti. Se volete sapere di più su questa opera vi invito a visitare il sito dell’autrice www.ceciliarandall.it o raggiungere la vostra libreria preferita e ritirarne una copia. Buona lettura!
-Eleonora Carrano-