La scrittrice italiana Mara Fontana torna a parlare delle sue opere sulla nostra Isola: questa volta ci racconta qualche curiosità su “Il Potere dei Millenari”!
Ciao Mara, bentornata su Illyon! Con “Il Potere dei Millenari” ho notato una maturazione dei personaggi e delle azioni. Quanto ti ha fatto crescere interiormente la stesura di questo libro?
Salve a tutti! In realtà, i toni, il carattere, le azioni e le reazioni dei personaggi erano studiate a tavolino già da tempo. Sapevo sin dall’inizio della saga cosa sarebbe successo a ciascuno di loro e come avrebbero reagito. Stilisticamente, invece, è come hai detto tu: sono cresciuta parecchio, è quello che succede quando scrivi tanto e assiduamente. Poi ho usato la mia esperienza maturata nella scrittura per esprimere al meglio situazioni che ho vissuto con un un intenso trasporto emotivo. Il risultato è stato questo secondo libro. Fra quelli scritti finora, è il mio preferito, forse perché le emozioni provate mentre descrivevo alcuni avvenimenti mi hanno lasciato un ricordo indelebile.
Complotti misteriosi, pugnalate alle spalle e sentimenti profondi e travolgenti caratterizzano il libro: cosa ti ha ispirato questi intrecci e questi colpi di scena che travolgono il lettore?
Beh, temo che la risposta non sia molto poetica: la vita stessa. I miei personaggi, in fondo, non si comportano in maniera diversa dal solito: sono vittime e carnefici dei loro tempi e del loro background. I loro sentimenti, le loro pulsioni, paure, pregi, difetti, eccessi… sono i nostri. I loro sbagli o le loro sfortune sono cose che possono capitare anche a noi nella vita. L’idea degli intrecci e dei complotti sono solo il frutto di maturate riflessioni tra le conseguenze di certe scelte, giuste o sbagliate che siano. I miei personaggi, esattamente come chiunque altro, non sono perfetti: alcuni sono dei veri idioti, che la fanno franca almeno finché non arriva il momento di pagare per i loro errori.
In sostanza, il mondo che mi circonda, le persone che vedo e di cui sento parlare, l’animo umano con la sua complessità e imprevedibilità, è tutto ciò che ispira gli avvenimenti narrati nei miei libri.
Durante la lettura non ho potuto far a meno di notare (o almeno credo) un coinvolgimento emotivo nei discorsi e nelle azioni dei tuoi “figli”. A quale personaggio della saga ti senti più vicina? Quale ti rappresenta di più?
Hai colto proprio uno degli aspetti fondamentali del mio stile: quando descrivo una scena, lo faccio come se la vivessi fino in fondo dal punto di vista dei miei personaggi. Sono fermamente convinta che per essere credibili nel narrare le emozioni di altri, sia necessario capire le loro motivazioni, e l’unico modo è addentrarsi nel loro animo, immedesimarsi. Il coinvolgimento emotivo, pertanto, c’è ed è una delle poche cose che dà un senso a ciò che faccio. Se non riuscissi a vivere e, quindi, trasmettere emozioni, scrivere non avrebbe più senso per me.
Per questa attitudine a immedesimarmi, pertanto, posso affermare che, a turno, li sento tutti vicini, e il personaggio più simile a me forse non esiste, perché c’è qualcosa della mia personalità e del mio carattere in ognuno di essi, ma non così tanto da potermi rispecchiare.
Se però vuoi conoscere il personaggio a cui voglio più bene e che stimo di più, è Geneid. Perché? Perché è minuta, sola ma dannatamente forte.
A cosa è dovuta la scelta di dividere il secondo libro in tre parti e di dargli per ognuno nove capitoli?
Se avessi potuto, avrei diviso anche il primo libro in più parti, per differenziare i periodi in cui si svolgono i fatti o gli eventi. La divisione significa anche traguardo, oltre il quale qualcosa cambia radicalmente. Nella prima parte, infatti, si affrontano questioni inerenti al dopoguerra e si evolve uno dei personaggi fino ad allora rimasti un po’ marginali, Brigit. Nella seconda parte, vediamo l’apparizione di questo personaggio nuovo, la Saponaia, che trascinerà il lettore alla scoperta della sua vera identità. Da lì, gli eventi resteranno focalizzati su questo personaggio, fino all’apertura di altre ostilità. E la terza parte, invece, è incentrata solo sulla fitta narrazione dell’invasione. Qui ritroveremo vecchie conoscenze e nuovi equilibri, fino all’epilogo finale. Ho separato tutto, come vedi, per dare maggior risalto a questi tre singoli momenti del libro. Ti chiederai, perché nove? Per un sacco di buoni motivi: è il numero della generazione e della reincarnazione, e simboleggia pertanto la materia che si scompone e si ricompone continuamente (parlavamo di cicli, no?); è matematicamente magico: un numero è divisibile per 9 solo se la somma delle sue cifre lo è; se a qualsiasi numero naturale si sottrae la somma delle cifre che lo compongono, si ottiene un multiplo di 9; e poi, diciamocelo, è il beneamato quadrato di 3, il numero perfetto; nove sono i pianeti conosciuti, le muse, i mesi di gestazione per la nascita di una nuova vita. Ecco perché Nove è il numero delle kore e, insieme al sette, si ripete più volte e in diversi contesti per onorare un legame che sento di avere con essi.
Capisco. Ogni tuo personaggio ha una collocazione ben precisa all’interno della saga e all’interno della narrazione: ad esempio, personaggi che sembravano buoni diventano all’improvviso i tessitori di trame più grandi. Ti sei divertita a progettare ogni azione malvagia degli “antagonisti”?
Ecco una cosa di cui mi piace parlare: i buoni e i cattivi. È una dicotomia che, per me, non esiste. Anche i buoni possono commettere sciocchezze o cattiverie, e anche i cattivi possono fare qualcosa di buono, la scelta che li porta al cambiamento. La vita è piena di sfumature: a volte una persona che sembra violenta e aggressiva cela solo un grande dolore o un forte disagio dentro di sé. Viceversa, le persone buone possono diventare spietate in seguito a un’ingiustizia subita. È il caso di Geneid.
Divertirmi? A volte sì, ma con lei, ad esempio, non tanto perché conoscevo la sofferenza che stava dietro certi progetti. Però, immedesimandomi in lei, ho provato il suo stesso senso di rivalsa progettando ma, soprattutto, gustando gli acerbi frutti della sua vendetta. Sì, ho detto “acerbi”, perché per lei non è ancora finita: forse nel terzo riuscirà a distruggere Dana, chi lo sa!
Oltre la pubblicazione del terzo libro “La maledizione del drago”, quali sono i tuoi progetti futuri riguardante la saga?
Approfittando di questa bella intervista comunico ufficialmente ai lettori della saga che le trame di tutti i libri esistono già, ma mi ci vuole il tempo necessario a svilupparle. So già come andrà a finire e come ci arriveremo, anche se c’è sempre tempo per arricchirla, e questo di solito accade scrivendo. Perciò abbiate fiducia e pazienza: i libri sono nove ma ho promesso a me stessa che, in qualsiasi caso, riuscirò a portarla a termine.
Ok, ora una domanda che facciamo un po’ a tutti, ma che ci fa sempre piacere conoscere: hai mai pensato ad una trasposizione a fumetto della tua opera? O di una futura serie di film?
La trasposizione a fumetto me la sogno una notte sì e l’altra pure! E più che una serie di film, per la mole di argomenti e personaggi, credo sia più congeniale una serie tv, dove però vorrei curare personalmente la sceneggiatura… e anche questo progetto me lo sogno, di tanto in tanto!
Ringrazio te per la recensione e l’intervista, e Isola Illyon naturalmente per lo spazio concessomi!
Ringraziamo anche te Mara per essere stata con noi! E io non posso far altro che dirti, alla prossima avventura!
Lady Ruiza
–Miriam Pierri–